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Silvia Castellani

Tra l'essere e il fare, c'è di mezzo il pensare

E così, di nuovo il terremoto

ore 12.00

A pensarci bene, credo che dovrei definirmi superficiale o forse incosciente. Stamattina ho sentito il terremoto. Io ho la certezza che ci sia il terremoto quando guardo la cartina dei vini appesa in salotto. Quando c’è il terremoto, io non so perché, mi trovo sempre in salotto. Alle quattro di mattina, alle nove di mattina, io sono sempre in salotto. Sveglia. Pensante. Penso ai libri, lì in salotto e mi gira la testa e non ho bevuto. E guardo la cartina dei vini, che dondola e i fili della luce fuori che dondolano a loro volta e i vetri della finestra che fanno quel rumore che non ha un nome preciso. Si muovono. I vetri si muovono, forse sfrigolano, forse tremano. A pensarci bene, dovrei definirmi superficiale o forse incosciente. Perché non esco. Credo che se quella dannata cartina di vini d’annata cadesse, allora uscirei così come sono. O forse nemmeno, aspetterei che la terra si fermi perché non è bene uscire sulle scale quando è in corso la scossa. Le scale sono le prime a crollare. Mi hanno detto così, che quelle ti vengono meno sotto ai piedi, meglio andare sotto al tavolo. Allora forse, se la cartina cadesse e la terra smettesse di tremare, uscirei. Ma siccome la cartina rimane attaccata al suo posto e niente si sposta in maniera significativa, niente cade per terra, niente si ribalta, io rimango lì immobile come uno stoccafisso. Stamattina ero in salotto, quando c’è stata la scossa e avevo un appuntamento poco dopo, dalle parti di Piazza Maggiore. Sono uscita per andare all’appuntamento. Era un appuntamento al terzo piano. L’ascensore in quel momento non era funzionante. Sono salita per le scale e ho suonato il campanello. E’ arrivata una signora che mi ha detto: ma lei cosa ci fa qui al terzo piano, non ha sentito la scossa di terremoto? Vada via, scenda in piazza. E allora sono scesa giù e sono andata in Piazza Grande e mi sembrava che tutti chiamassero con i cellulari. Anche io ho provato a chiamare qualcuno, ma le linee erano interrotte e così non avevo più nessun motivo per rimanere in piazza e sono tornata a casa. Ho letto sul web delle vittime che ci sono state, di quelli che sono rimasti magari incastrati in un capannone, di quelli che a causa del terremoto non ci sono più. Mi sono sentita scema, mentre riguardavo la cartina dei vini in salotto e rivivevo la scena. Mi sono sentita superficiale.

ore 13.10

Richiama mia madre, mi chiede com’è la situazione. Rispondo che fino a quando non cade niente per terra, per esempio la cartina dei vini o la billy che è già sbilenca di suo o i libri dentro la billy, io sto tranquilla e sto qui in casa. Poi richiama mia sorella, dice che viene a dormire qua stanotte, che da sola non ci sta a casa sua, io dico che sì, certo, deve venire all’ora che vuole, io sono qua a casa e non mi muovo. A meno che non cada la cartina dei vini. La verità è che comincio ad avere paura anche io, adesso, perché non possiamo niente di fronte al terremoto, possiamo forse soltanto andare in base a una dannata cartina. La guardo, è ferma lì appesa al muro. Non cade, è sicuro che non cade.

ore 15.00

Dovrei chiamare alcune persone per chiedere loro cose diverse dal come stai. Ha senso questa cosa?

ore 15.30

Alla tv dicono che alcuni negozi a Bologna, di quelli che vendono tende per accamparsi, sono stati presi d’assalto da diverse centinaia di terremotati. Che evidentemente, dai paesi più colpiti, non troppo distanti da qua, sono venuti a rifornirsi del necessario.

ore 16.30

Sono uscita a comprare le sigarette, mi pare che la città sia un po’ ovattata, ma forse è solo una mia impressione. Ho chiesto alla tabaccaia cosa ne pensava, se anche lei aveva per caso notato un certo rallentamento lungo la strada. Mi ha risposto di no, che lei ha lavorato come al solito, che ha fatto molte ricariche di telefonini, la gente ha chiamato forte per il terremoto. Dovrei contattare alcune persone per lavoro, continuare a lavorare, ma se lo facessi, mi sentirei una merda perché cosa vuoi che contino le mie scemenze di fronte al sisma, ai morti, ai feriti, agli sfollati, ai danni. C’è gente che soffre in Emilia, non troppo lontano da qua dove mi trovo io e il rispetto è la prima cosa. Continuerò a mantenermi aggiornata sulla situazione e parteciperò alla gara di solidarietà e continuerò a fare quello che devo fare al minimo per oggi. Guardo la cartina dei vini, penso che se dondola di nuovo, a sto giro la smetto di fare la cogliona ed esco subito.

ore 19.30

Servono tante cose alle persone colpite dal terremoto. Servono anche i soldi e trovo necessario nel mio piccolo contribuire. Dovrebbero farlo tutti. Il numero a cui mandare un sms è 45500. Mandando un sms doni 2 euro.  Adesso.

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This entry was posted on martedì, maggio 29th, 2012 at 12:31 and is filed under Senza categoria. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can leave a response, or trackback from your own site.

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