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Silvia Castellani

Tra l'essere e il fare, c'è di mezzo il pensare

Come sono diventata stupida

C’è un libro che si intitola « Come sono diventato stupido ». In Italia non ha avuto un successo clamoroso, in Francia sì. Ma i Francesi, dal punto di vista culturale, forse sono più avanti. Comunque, questo libro parla di un tipo che fa di tutto per farsi fuori finché, non riuscendoci, decide di diventare stupido. Eccellente soluzione. Altro che alcol e droga. Queste sono modalità autodistruttive superate. Il futuro sta nell’idiozia autoprocurata. Non è reale, non fa danni e garantisce dei trip mentali eccellenti. Basta solo un po’ di esercizio. Io, ormai, sono un’esperta. Entro ed esco dai trip di stupidità come e quando voglio. Anche se, lo devo dire, ce n’è uno che non riesco a gestire che si chiama « Fischia il vento ». L’ultima volta di « Fischia il vento » è stata ieri sera. Vi racconto da dove sono partita. Sono partita che ero al telefono con un ragazzo che poi è il mio ragazzo, quello con cui sto insieme da qualche mese. A dirla tutta, ci sono andata anche a convivere, un giorno recente che sentivo di avere bisogno di prendere una decisione importante. Ma non lo so mica bene chi sia. Allora l’ho risolta dicendo a lui e di riflesso a me stessa : « Sei un buon uomo, imparerò ad amarti ». E’ andata proprio così. E tutto sommato, credo mi sia andata di culo. Bé, insomma, ero al telefono con il buon uomo quando si è manifestato il trip cronico di « Fischia il vento ». Essendo una canzone, mi sono messa a cantarla perché non c’è modo che mi liberi di lei se non la faccio uscire dal cervello. Il buon uomo mi fa : « che razza di trip ti stai facendo ? ». Niente, non c’è stato modo di smettere e ho dovuto chiudere la conversazione. Il problema di questo trip cronico di stupidità autoprocurata è che non mi ricordo mai tutte le strofe di « Fischia il vento » ma per fortuna so a chi rivolgermi. C’è Marco. Lo chiamo e mi faccio cantare tutte le strofe. Voglio sentire dire che il partigiano torna a casa con la rossa sua bandiera altrimenti non sono contenta. A me « Fischia il vento » mi viene in mente a tradimento. Una volta ero in gita alle superiori, ero in camera con delle mie amiche di liceo a parlare dell’ultima moda in fatto di rossetti per le labbra e tac. All’improvviso « Fischia il vento ». Quella volta l’ho voluta anche ballare e ci sono delle foto compromettenti che mi ritraggono nella posizione del piccolo cosacco. E allora, ci sono ancora giovani che si ubriacano, per esempio. Ma lasciate perdere. Se volete una botta d’adrenalina, perché vi annoiate o non sapete come menare il giorno, chiamatemi che ve la do io una mano a stare allegri. E magari ci facciamo anche una bella cantata sulle note di Fischia il vento. E ricordatevi che la nuova frontiera dello sballo sta nei trip di idiozia autoprocurata.

This entry was posted on sabato, novembre 29th, 2008 at 13:41 and is filed under Senza categoria. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can leave a response, or trackback from your own site.

3 Responses to “Come sono diventata stupida”

  1. giacomo paci
    12:59 on dicembre 2nd, 2008

    Fischia il vento, infuria (urla) la bufera scarpe rotte, eppur bisogna andar (agir)

    a conquistare la rossa (nostra) primavera dove sorge il sol dell’avvenir. (x2)

    Ogni contrada è patria del ribelle ogni donna a lui dona un sospir

    nella notte lo guidano le stelle forte il cuor e il braccio nel colpir. (x2)

    Se ci coglie la crudele morte dura vendetta sarà del partigian

    ormai sicura (sarà) (è) (è già) la dura (triste) sorte del fascista vile traditor. (x2)

    Cessa il vento, calma è la bufera torna a casa il fiero partigian
    sventolando la rossa sua bandiera vittoriosi al fin liberi siam. (x2

  2. Lu
    18:44 on dicembre 2nd, 2008

    e io che speravo la sapesse solo Marco M……….:-)))

  3. Silvia Castellani
    21:16 on dicembre 2nd, 2008

    Speravi che la sapesse solo M? Maddai.

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