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Silvia Castellani

Tra l'essere e il fare, c'è di mezzo il pensare

Archive for febbraio, 2009

Tu mi colori la vita

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febbraio 24th, 2009 Posted 21:33

Una frase che mi ha emozionata. Soprattutto perchè è cercando queste parole che qualcuno nel selvaggio mondo virtuale, è inciampato nel mio blog. Grazie a quel qualcuno, che ancora cerca, in rete, parole d’amore. Oggi sono di buon umore. Lo sono, non solo perchè tu mi colori la vita, ma perchè ho finalmente realizzato che ci sono persone disponibili ad aiutare il prossimo senza secondi fini. Lo so per certo, perchè sta capitando a me. Sto raccogliendo molti più comprensione e aiuto di quanto meriti.

14. Alla locanda Almayer, olio su tela, cm 50 x 42 Coll. Bartleboom

Descrizione.

Ritratto di un angelo in stile preraffaellita. Il volto è privo di lineamenti. Le ali sfoggiano una significativa ricchezza cromatica. Fondo oro.

Tratto da “Oceano mare” di Alessandro Baricco

Dovrei, ma sai…

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febbraio 23rd, 2009 Posted 20:38

Dovrei continuare a fare quello che da un po’ di tempo faccio. Non dico cosa per scaramanzia, che poi è uguale. potrei anche dirlo che tanto non cambia, che tanto i tarocchi hanno altro da fare che concentrarsi sulla mia sfiga presunta, assunta per tempo da qualche pagliaccio che forse si diverte a fare facce buffe dalla mia parte. E allora, di fronte a quelle facce che a me paiono smorfie cambio canale e penso che tutto sommato ho creduto nella cosa migliore, il mio sogno di panna candita con rose di zucchero…

Cosa vuole dire quello che ho scritto? Boh. Se qualcuno lo capisse, mi faccia un fax.

Quello che ho fatto negli ultimi dieci giorni:

- mi sono iscritta ad un corso intensivo gratuito di inglese e secondo logica, l’ho anche frequentato. Lo sto frequentando.

- ho avuto diversi attacchi violenti di tosse. Violenti perché poi, per lo sforzo di tossire, tremavo tanto che non riuscivo nemmeno a impugnare un cucchiaio senza sembrare una vecchia affetta dal morbo di parkinsons. Non so il motivo degli attacchi e nemmeno lo vado a chiedere a un medico. Credo sia una questione di bronchi. ovviamente continuo a fumarci sopra perché la coscienza di Zeno non ne vuole sapere di andarsi a fare un giro. prendo lo sciroppo per la tosse. tre volte al giorno. lontano dai pasti. ma si può fumare dopo lo sciroppo?

- ho sentito dire molte puttanate nell’aria circostante alle mie orecchie

- una musulmana mi ha spiegato che il maiale fa male e non si deve mangiare. poi mi ha spiegato un po’ di altra roba sul Corano. Rimango della mia religione.

- ho guardato un film dell’orrore. Si chiama Pollicino. Ho rischiato di non dormire la notte. Per fortuna che mi è capitato di vederlo a 31 anni, altrimenti, nell’infanzia, mi avrebbe provocato un trauma irreversibile. Con quella storia che i genitori abbandonano Pollicino e i suoi fratelli nel bosco per questioni di miseria e che lui dopo lascia le briciole che gli uccelli fanno secche, che incontra la casa dell’orco e che l’orco se lo vuole mangiare con i fratelli, ma si confonde e ammazza le sue, di figlie. Un’ansia infinita. Soprattutto per la moglie dell’orco che pare odi e tema l’orco con tutta se stessa e fa di tutto per nascondergli Pollicino e i suoi fratelli ma che poi, quando l’orco se ne va da casa, lei dice: “Vi prego, non mi lasciate sola. Rimanete con me”. Gli dice proprio così all’orco e allora dopo un bambino va in paranoia, porca miseria. Soprattutto perché la donna alla bestia gli dà del voi che è segno di rispetto. e tutto questo dopo che la bestia ha ammazzato le sue figlie. ma dai! questa è una favola da Dario Argento.

- ho conosciuto un po’ di persone nuove, maschi e femmine, italiani e stranieri. che bello. lo scambio interculturale mi dà soddisfazione

Ora, ora che scrivo, penso che dovrei, ma sai…

Mi piaci se ti muovi. E allora, muovi.

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febbraio 9th, 2009 Posted 20:01

Lo dico a me stessa. Mi piaccio se mi muovo. E allora, muovo. Forse sono un po’ come Mortino di Madagascar o magari come Re Giulian. Sono uno di quei personaggi secondari che danno un po’ di respiro alle vicende principali dei protagonisti, una di quelle figure strampalate che però mettono allegria, anche nel loro essere sfigati e servono a qualunque storia per farla ben riuscire. Ma questo che ho appena detto, non c’entra niente con quello che devo dire adesso. E va bene. Del resto l’ho anticipato che sono un po’ come quello schizzato del re dei lemuri. Quello che volevo dire è che oggi sull’autobus c’era un ragazzo che continuava a chiedere a tutti i passeggeri che gli capitavano a tiro se avevano da cambiargli un pezzo da due euro con due monete da un euro. Nessuno gli dava retta. Così ho deciso di timbrare il mio city pass anche per lui. Allora voleva darmi le poche monete che aveva in tasca a tutti i costi. Dai, ti dò almeno settanta centesimi, forse arrivo anche a novanta. Lascia stare, gli ho risposto almeno tre volte e poi mi sono decisa a dirgli: “da una parte va e dall’altra viene”. Ho sentito di aver mosso le cose, di aver dato il giro. Adesso, non avrò dato un giro all’economia, diciamo che ho dato un giro alla solidarietà cittadina. E se da una parte va, dall’altra viene. Così è stato e così sarà sempre, perchè poi mi sono trovata in un posto a quaranta chilometri da Bologna e ho incontrato un ragazzo romagnolo che mi ha riportata in città in macchina. Bella storia. Soprattutto perchè quel ragazzo mi ha ricordato tanto un intagliatore di santi. Chissà poi perchè. E comunque resta il fatto che mi sono mossa e ho mosso. Torna tutto, no?

L’orgogliona

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febbraio 6th, 2009 Posted 01:57

pinguino di linuxSono passata davanti ad un computer che faceva un gran baccano. Macinava, macinava e macinava. Che noia. Su quel computer faceva capolino, in un angolo, un pinguino. Chi è? Ho chiesto. E’ linux. Mi hanno risposto. Mi è venuto in mente Renato Pozzetto in un suo vecchio film, quello del ragazzo di campagna. Ora, non me lo ricordo bene, ma ricordo per certo che c’era la Mariarosa, una tipa che se la caricavi sul trattore andava in brodo di giuggiole. Di quel vecchio film mi ricordo, soprattutto, che Pozzetto, trovando un pinguino nell’armadio, diceva qualcosa del tipo: “prima o poi te ne devi andare da qua perchè ho deciso di metterci una stufetta”. Così, appena ho visto il pinguino di linux, l’ho guardato storto e l’ho minacciato con la stufetta. Ho sentito ridere. Anche il “tecnico del computer” l’aveva visto quel film di Pozzetto e allora abbiamo ripercorso insieme un po’ di trama, compresa la scena della Mariarosa che gode come una iena a salire sul trattore. Dopo è finito tutto. E’ sparito anche il pinguino linux. Ho deciso che era arrivato il momento di mangiare dei pop-corn anche se era notte e non c’era la tv con un film qualsiasi a giustificarli. Che poi non ci vuole la linea fra pop e corn, ma a me piace quella lineetta. Mi dà l’idea dello sgranocchio.Tutti quei pop-corn, si diceva. In rigoroso silenzio. In rigoroso silenzio, dopo il primo pacco di pop-corn, ho acceso una radio vecchissima che prende anche le frequenze giapponesi quando è buio, ma il programma giapponese quello figo non c’era perchè non era ancora buio pesto e mi sono dovuta accontentare di Sinatra. In fondo ci ho guadagnato. Nel mio silenzio fatto di pop-corn sgranocchiati sulle note di Sinatra, senza più nemmeno un pinguino a far capolino da uno schermo macinatore, mi sono sentita dire: “Certo che tu sei orgogliosa”. Questo perchè un paio di ore prima, mentre piangevo a dirotto, avevo sostenuto con una tigna di cui pochi sono capaci, che ero felice da morire. Sulla parola “orgogliosa”, mi sono riattivata di nuovo: “non sono orgogliosa” ho detto “sono orgogliona, orgogliosa e cogliona insieme”. Ho sentito ridere di nuovo. Poi ho preso una scatola di cacciaviti e li ho guardati uno ad uno. Ho concluso che non mi servivano a un cazzo. Mica sono un meccanico io. Allora mi sono convinta a prendere in mano una penna, proprio nel momento esatto in cui è iniziata Libertango. E, senza scrivere, mi sono messa a riflettere sul fatto che, di notte, molte persone si svegliano per pensare a come fare soldi, io mi sveglio per pensare a come fare sogni. E a forza di ragionare, con quella penna in mano, senza scrivere, pensavo a quelli che pensavano a come fare soldi e io che pensavo a come pensare di fare sogni e magari convincere col mio pensiero anche quelli dei soldi a fare i sogni. Un incubo. E quando gli incubi sono troppo grandi da poterli tollerare, io… mi sveglio, di notte, e mangio i pop-corn.