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Silvia Castellani

Tra l'essere e il fare, c'è di mezzo il pensare

Archive for aprile, 2009

Quotidianità

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aprile 16th, 2009 Posted 20:27

ULTIMAMENTE PASSO LE GIORNATE A PRENDERE TRENI A PERDERE TRENI E AD ASPETTARE AUTOBUS A VOLTE PERDO ANCHE GLI AUTOBUS E DI CONSEGUENZA I TRENI MA STO FACENDO PROGRESSI STO IMPARANDO A FAR COMBACIARE LE COINCIDENZE PERCIO’ FRA POCO NON MI ATTACCHERO’ PIU’ AL TRAM NE’ AL TRENO FRA POCO SALTERO’ SU E GIU’ DAI MEZZI IN UN LAMPO E NESSUNO POTRA’ PIU’ DIRE DI AVERMI VISTA FERMA AD ASPETTARE STA ARRIVANDO UN AUTOBUS SONO LE 20.45 E ALLA MIA FERMATA C’E’ UN PROFUMO BUONISSIMO DOLCE E AVVOLGENTE UN AUTENTICO SOGNO CHE VA E VIENE VA E VIENE MA ANCHE QUANDO SPARISCE DI CERTO RITORNA MI E’ ENTRATO NELLE NARICI E COMPLICE IL RICORDO NON CREDO POTRO’ PIU’ PERDERLO STA ARRIVANDO UN AUTOBUS SONO LE 20.45 E ALLA MIA FERMATA C’E’ UN PROFUMO BUONISSIMO DOLCE E AVVOLGENTE STA ARRIVANDO UN AUTOBUS BISOGNA CHE MI DIA UNA CALMATA.

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Tre tappe per finire a scrivere di un problema idrico. Tuttosommato, credo.

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aprile 15th, 2009 Posted 20:35

Sono le 20. Sono appena arrivata a casa. Sono fuori (di casa) da questa mattina alle 7. Quindi? Quindi niente. Volevo solo dire che adesso mi metto buona qui e fino a quando non ho finito con l’ultima parola non mi sposto di un millimetro. Non mi staccherò nè per cibo, nè per sesso, nè tantomeno per, diciamo questioni idriche. Stasera, digitare hic et nunc diventa una questione di principio. Ho iniziato alle 19 alla stazione di Modena e arrivo fino alla fine e cioè trascrivere tutto il papiro che ho postato sul mio taccuino.

Tappa numero 1.

Ho raggiunto quota 85 visite. Chissenefrega. Ne prendo solo atto. Non sono nemmeno più lusingata come a quota 57. Perchè i numeri non mi interessano. I numeri, di solito, interessano ai giornalisti e io, pur essendo, non mi sento propriamente tale. Io mi sento solo persona, una persona a cui, in verità, come direbbe Cristo, interessano: le storie umane, la poesia (non tutta), i sentimenti (soprattutto i miei), la musica e i colori. Se ci pensassi meglio e ancora un po’, mi verrebbe in mente altro fra cui, nello specifico dei sentimenti, il nervoso per essere qui a scrivere su un treno, peraltro immobile. E chissà quando potrò caricare queste parole sul blog. Che non ho tempo, come direbbe Tricarico nel bel mezzo del suo bosco di fragole. E quando uno non ha tempo o sente di non averlo per fare quello che gli appartiene, allora non va qualcosa per quella persona che non è un sembiante, un lavoro, un gusto, una rete di rapporti ma qualcosa d’altro che comprende questo tutto vitale e lo supera.

Tappa numero 2.

Come adesso che sono scesa dal treno che ha fatto anche oggi il suo viaggio di un giorno per aspettare un autobus. E sono in piedi alla fermata che scrivo e sembro matta più matta e penso che avevo scritto cose nei giorni scorsi, anche intelligenti, per esempio sul terremoto in Abruzzo e quelle cose non le ho pubblicate o non ancora pubblicate. E penso che avevo scritto cose nei mesi scorsi che non ho ancora pubblicato. E altre cose, negli anni scorsi che non ho o ancora. E allora che cazzo scrivo a fare ancora, cose che non avrò o non avrò ancora. Il tempo di pubblicare. In piedi, in quanto persona, sulla carta, sul marciapiede. Che aspetto il tempo. Mentre ascolto un vecchio (ultimamente ascolto vecchi e bambini) che dice “queste difficoltà di comunicazione” e mi tocca scendere dall’autobus per guardare il cielo e ascoltare anche un bambino e chiedermi alla fine: “siamo ancora in tanti a credere che solo i sogni sono reali o siamo ormai tutti troppo rassegnati a stare con la testa in direzione dell’asfalto?”

Tappa numero 3.

La trascrizione sopra che ora interrompo d’urgenza per forza di causa maggiore: problemi idrici delle 20.30.

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Io mi assolvo

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aprile 5th, 2009 Posted 21:08

passioneOggi do un po’ i numeri. Succede. Oggi devo scrivere un altro post. Vorrà dire che saranno due in un giorno. Meglio per voi, che avete voglia di leggere. Il fatto è importante. Ho cominciato a perdonarmi. Lo trovo giusto. Trovo più costruttivo, sempre che riesca a portare avanti questa linea di condotta, essere magnanima con me stessa. Del resto, i miracoli non pertengono all’uomo. All’uomo si confà la “povera arte del possibile” e questa, da oggi, diventerà uno dei principi ispiratori della mia quotidianità. Perchè ho trascorso troppo tempo a rimuginare. A rimuginare, non so se rendo l’idea come vorrei. Immaginatevi uno con la testa bassa, un po’ sudaticcio, che si sfrega la fronte corrucciata. E allora, siccome il risultato delle cose, di tutte le cose, non dipende solo da noi, decido di lasciare il concetto di colpa così come quello di peccato, ai posteri o a coloro che amano flagellarsi speranzosi che, in tal modo, quelle cose, tutte le cose, possano cambiare. L’ho detto anche al prete, qualche tempo fa, mentre in confessionale mi chiedeva di fargli l’elenco dei miei peccati che a me, in fondo in fondo, delle grandi colpe, imputabili alla mia volontà, non mi venivano in mente. Alla fine, in preda a una sorta di panico perchè era impossibile che non trovavo i miei peccati, ho detto al prete che non consideravo peccato fare sesso col proprio compagno e/o masturbarsi. Il prete si è innervosito e del resto io mi sono decisamente impegnata a provocarlo. Così almeno, ho pensato, alla fine mi poteva dare l’assoluzione per quel peccato lì. Che era un peccato sicuro. E adesso, visto che con questo post ho la sensazione di aver bestemmiato, mi toccherà tornare a confessarmi.

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Un vecchio mi ha detto

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aprile 5th, 2009 Posted 20:22

Un vecchio poco fa mi ha detto: “la libertà. non c’è niente che valga la libertà”. Gli volevo cedere il posto in autobus, a lui, o alla moglie. Mi sembravano sufficientemente anziani per il posto e io mi sembravo sufficientemente giovane per lasciarglielo come da regolamento, come da copione, come da mia sensibilità. Non l’hanno accettato. Il vecchio ha detto: lei ha lavorato e noi siamo in pensione. Era un vecchio sensibile. Di come ce ne sono pochi, ormai. L’avrei voluto come nonno. Non perchè i miei non siano andati bene. Anzi, sono andati benissimo e pace all’anima loro. Ma quel vecchio ha detto una parola, quella che da un po’ nessuno si era ricordato di dirmi: libertà. Non so quanto io sia libera, in realtà, ma so che scrivere mi illude di essere tale. E non parlo del lavoro di scrivere, parlo di quell’altra cosa, quella che è iniziata non so quando, quella che già da bambina avevo nella testa, quando inventavo le storie per le mie bambole. Quella cosa che anche se non riesci ancora a prendere una penna in mano, te la stampi tutta nel cervello fino a quando cresci e allora ce la fai a stamparla fuori, nero su bianco. La libertà, che cos’è. La libertà è essere e per quanto mi riguarda io so che ci sono, solo quando scrivo. Anche cose più intelligenti o interessanti di questa minchiata del vecchio che mi ha mandato in trip.

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