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Silvia Castellani

Tra l'essere e il fare, c'è di mezzo il pensare

I miei deliri notturni – parte terza

1) c’era da vendere. non so se per me o un cartello. poi c’era una ragazza dark in un labirinto e mi ha incontrata che stavo costruendo letti alti con teli arancioni antichi lunghi. mi ha chiesto un’informazione e io capivo che cercava delle siringhe. ho provato inutilmente a scaricare ad una commessa che ha cercato in un elenco senza risultato. poi ho detto alla dark e sembravo un po’ Gesù: vieni con me, faremo delle creazioni artistiche e delle installazioni per strada. e ne vedevo una straordinariamente bella di fili colorati e capelli e con della colla si fissavano alle scatole perfettamente. non sapevo cosa avremmo fatto, avevo anche paura, mi ricordo, ma sapevo che era la scelta giusta. e a un certo punto tornavo nella stanza dove si costruivano i letti e avevo delle figlie piccole. ad una avevo raccolto i capelli con un fermaglio e la vedevo bene, gli occhi azzurri in particolare; l’altra sapevo che era bionda e un po’ più alta.
Mi sono svegliata e l’ho detto a Jack. Mi ha chiesto se si chiamavano Paola e Chiara.

2) sognato quello nel fossato e il tipo che mi voleva ucc. ma non intend. era solo matto. poi la giocata a carte tra le 3 donne di cui mamma e figlia che non succedeva da tanto tempo e così lo squalo e il mare in tempesta intorno. però forse io che stavo nel mezzo ero uomo. Incid. in motorino in Puglia e il tipo che usciva dal negozio con la foto della pop star che andava poi a trovare. Per fare che?  Su post-it giallo in stampatello.

3) erano tre diverse apparizioni sataniche. Alla fine di ognuna suonava il cellulare che si stava scaricando. Era un po’ tutto come su un ring, a tempistica. Il round decisivo è stato quello in cui c’era, mi pare, una strega nera vicino alla spiaggia. Allora ho detto a tutta quella banda che tanto non mi fregavano più, che ormai ero forte. Lì mi sono alzata per andare in bagno a lavarmi i denti. Senza senso.

4) camminavo in un giardino, l’erba era verde chiaro, verde erba. Ero cieca. Mi guidava tenendomi sottobraccio un uomo, non ricordo il volto né saprei dargli un’età. Era vestito tutto di nero e i capelli erano corti, ma folti e neri. Io ero io, all’età che ho ora e non avevo paura, sebbene fossi cieca. Forse volevo andarmene, ma sapevo di non potere. Mi ha portata davanti a una statua della Madonna, aveva gli occhi, i miei occhi. I miei occhi mi erano stati portati via, ce li aveva la Madonna e io li guardavo. A un certo punto mi sono sforzata di guardare meglio, c’era un bambino in braccio alla Madonna ed era uno scheletro. Senza occhi. Non avevo paura. Poi è arrivato qualcuno, un uomo ed era veloce e mi ha ridato i miei occhi e siamo andati via. Ritornavo a vedere e forse a vivere la mia vita.