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Silvia Castellani

Tra l'essere e il fare, c'è di mezzo il pensare

Uragano in corso

Sto facendo i conti con l’uragano e dentro ci vedo PERSONE, PERSONE di ogni tipo, PERSONE come me, diverse da me. Dentro ci vedo l’altro che spesso riflette me stessa e ancor più spesso riflette il mio non essere. Delle PERSONE, se sei capace, ti puoi disinteressare oppure puoi fare finta di capirle e ancora puoi farci tante COSE con le PERSONE ma nel mio caso non puoi fare finta di non vederle. Perché per me le PERSONE sono importanti, ché io senza le PERSONE non potrei vivere, non potrei sentire e non potrei scrivere. Non potrei essere.

Cosa vedo e cosa sento nel mio uragano: rilevo sempre e sempre più spesso l’ormai famoso martirio di San Me Stesso. Forza, avanti, tutti in prima linea a farsi applaudire e se qualcosa non va, mi raccomando, dare la colpa agli altri. Tema invidia: è una cosa latente, deprimente, diffusa, che serpeggia in troppi cuori capaci solo di mettersi in cattedra al momento buono per puntare il dito contro il prossimo e dire tu hai sbagliato. Certo, che è proprio vero quanto dice il padre al figlio nel film « La ricerca della felicità », che quando uno una cosa non la sa fare, lo dice a te che non la sai fare. Poi c’è chi cerca una scusa sempre e comunque e così non troverà mai una strada. E questa non è mia. Credo ci sia molta forma nei rapporti umani, in tutti i rapporti umani e la sostanza sia una bandiera a mezz’asta che tutti conoscono e per paura troppi si affrettano a voler sventolare sul campo delle proprie battaglie personali.

Ma la guerra è un’altra cosa e la guerra è tante COSE, e quella che si combatte contro se stessi non avrà mai fine se non davanti all’acquisito concetto del diverso essere. Cerco sempre di dare il meglio in ogni cosa che faccio. Quasi mai ci riesco perché spesso non sono capita o, se sono stata capita, intendo il contrario. Come vedete, sono allergica al meglio, nonché alla comprensione in senso assoluto, pur non essendo vittima e non soffrendo di manie di persecuzione. Nonostante l’allergia al meglio, rifiuto di vaccinarmi. Se dovessi morire, SCRIVETE SULLA MIA LAPIDE: « HA RIFIUTATO DELIBERATAMENTE DI VACCINARSI CONTRO L’UOMO ». Ma non morirò facilmente, che ai miei nemici piaccia o no. Ho usato la parola nemici perché è assurdo pensare di essere tutti amici. I nemici sono quelli che mi usano indifferenza, che mi ostacolano in sordina, mi deridono, mi insultano a fatti e a parole. Ma proprio grazie a loro, ai miei nemici, ho imparato le COSE che più mi sono servite e che, ne sono sicura, mi serviranno in futuro. Io, paradossalmente, amo i nemici. Altrimenti come farei a combattere? Al centro del mio uragano ora vedo quelli che quando sono giù, la risolvono dicendomi pensa in positivo che poi sono gli stessi che quando vedono qualcuno che pensa in positivo, lo reputano poco profondo. Se ridi, non va bene. Se piangi, non va bene. Allora io dico: ma andatevene a fanculo una buona volta con i vostri sentimenti raccomandati ad uso e consumo. Bene, adesso veniamo ai punti di riferimento, miti, modelli. Li ho cambiati. Prima mi piaceva pensare che fossero una decina di PERSONE e sottolineo PERSONE che per i miti patinati c’è tempo anche se non più speranza. Allora adesso questi punti di riferimento miti modelli PERSONE si contano su una mano. Con beneficio del dubbio e non perché, come canta quel cattivo ragazzo di Morandi, devi contare solo su di te, ma perché se conti su di te, la tua responsabilità è costretta a non precipitare. E dato che la responsabilità è per me concetto decadente, trovo più opportuno auto-ispirarsi. Penso che, invece, come canta Ligabue, a volte serve un motivo… un motivo che per me, laureatami in legge non so come, ha un preciso significato. Non è da confondere con la causa. L’effetto, come per i medicinali, può essere indesiderato, ma chi potrebbe vantarsi di poter controllare gli effetti? Forse uno ce l’ho in mente, ma tuttosommato, neanche lui. Tema amici. Se ci sono i nemici, devono per forza esserci gli amici. Gli amici, come vedo nel mio uragano odierno, mi sono stati di grande aiuto. A volte. Perché altre volte avrebbero fatto meglio ad ascoltarmi piuttosto che a darmi consigli non richiesti. Avrebbero fatto meglio ad ascoltarmi per non insultare quella comprensione silenziosa che è alla base del nobile sentimento. Ora, questo uragano di oggi è tremendo. Bisogna darci un taglio e procedere per concetti, quelli che rimangono, quelli che riesco a isolare ovvero: quando scrivo d’amore, le PERSONE hanno una reazione più forte, una reazione ammorbidente come quello che si mette in lavatrice. Sono pacate, fluttuanti, piene di buoni sentimenti. Piene d’amore. Sì, le PERSONE sono migliori. Si vede che c’è bisogno d’amore. Ma oggi c’è in corso l’uragano e non si può. Oggi finiamo con questo concetto:

SCRIVO PERCHE’ NON VOGLIO ARRENDERMI ALLO STATO DI COSE. DUNQUE DEVO SCRIVERE DELLO STATO DELLE PERSONE.

Mi pare che non torni niente e l’uragano col c…o che è passato. Però, al centro dell’uragano, continua a campeggiare quella furiosa scritta che adesso mi scrivo su un foglio e attacco al muro.

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This entry was posted on sabato, dicembre 5th, 2009 at 13:26 and is filed under Senza categoria. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can leave a response, or trackback from your own site.

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