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Silvia Castellani

Tra l'essere e il fare, c'è di mezzo il pensare

Un treno da perdere

Ho un appuntamento alle 23. Un appuntamento alla stazione. Uno di quegli appuntamenti che speri che arrivino presto o mai più. Il fatto di dover attendere ancora un paio d’ore, mi inquieta. L’attesa è sempre inquietante. Credo che andrò alla stazione con largo anticipo e fumerò una decina di sigarette finchè non arriverà il mio treno. Quello che oggi sto aspettando. E così mi vengono in mente tutti i treni che ho perso e quelli che ho visto passare senza pensare a niente.

In questa giornata intensa, io sto aspettando per certo un treno. Quello delle 23. In questa giornata che mi ha fatto piangere, io ho un treno da prendere. In questa giornata che. Ho pianto. Non per me. Non piango mai per me. Ho pianto per una donna che si è sentita male, che mi ha chiesto aiuto e che continuava a scusarsi del suo star male. Era una tossica. Io non sapevo cosa fare nè tantomeno perchè fosse capitata sulla mia cattiva strada. Teneva gli occhi chiusi e se ne stava appoggiata ad un muro e poi ha pianto in silenzio e io. Io guardavo e pensavo e volevo urlare a tutti i passanti che erano degli stronzi di merda e se quella donna stava così, era colpa di tutti, era colpa mia, era colpa della vecchia grassona interessata solo alla sua fottuta spesa, era colpa del ragazzo in bicicletta che non ci passava, era colpa di chi, di cosa. Era colpa di quel cazzo di droga che circola e circola e circola e, se non stai attento, prima o poi ci caschi in pieno. Finchè ti ritrovi a piangere attaccato a un muro senza colla, che puoi crollare da un momento all’altro da solo come un cane, perchè alla gente non gliene frega niente di un cadavere in più o in meno da scavalcare. E stavo male, anch’io, davanti a quel muro, davanti a quella donna sul cui volto vedevo impressa la fatica di questa vita che ci portiamo addosso. E’ tutto quello che abbiamo. Sono quasi le 21. Forse dovrei farmi una doccia prima di andare ad aspettare il treno. Il mio treno quotidiano che oggi passa alle 23 in questa Riviera euforica dove se non stai attento, ti ritrovi attaccato a un muro a piangere per te e per tutti gli altri senza che nessuno ti guardi. Anche se ti vede.

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This entry was posted on venerdì, agosto 29th, 2008 at 21:07 and is filed under Senza categoria. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can leave a response, or trackback from your own site.

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