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Silvia Castellani

Tra l'essere e il fare, c'è di mezzo il pensare

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Microstoria quotidiana. Faccia da pechinese

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maggio 26th, 2011 Posted 16:02

Faccia da pechineseSalgo sul treno, davanti a me sale un vecchio. Entriamo nello scompartimento. Un bambino dice al padre: “E’ vecchio quel signore. Ha la faccia che sembra un cagnolino”. Il padre: “Marco non si dicono queste cose”. “Ma è vero- insiste il bambino- ha la faccia che sembra…”
Lo guardo. Ha ragione. E’ perfetto. Il vecchio ha la faccia sputata a quella di un pechinese.
Il vecchio si siede. Non dice niente.
Il bambino: “Perché respira forte?”
“E’ stanco – dice il padre.
“Ha la faccia da cagnolino”. Niente. Il bambino non si schioda da lì. Poi passa a me che intanto mi sono seduta. Guarda fisso. Io uguale. Penso: “Ti prego bambino non dire niente altrimenti sarò costretta a dire a tuo padre me lo può prestare che voglio vedermi perfetta attraverso gli occhi di suo figlio? Non dice niente. Gli va di culo. Ma secondo me l’ha nasata. E io continuo a viaggiare nella mia ignoranza.


Giusto per scrivere due parole.

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dicembre 1st, 2008 Posted 23:35

Negli ultimi tre giorni:

- mi sono iscritta a Facebook.

- ho fatto l’abbonamento mensile del treno per il tragitto Riccione-Bologna (visto che questo mese farò su e giù spesso)

- ho ascoltato senza volerlo, giusto perché ero seduta in un posto rivelatosi infelice, un po’ di discorsi infarciti di frasi da bar (sul treno)

- ho valutato che non sempre l’unione fa la forza.

- ho fumato troppe sigarette e ho pensato, con quella storia dell’ “adesso fumo l’ultima” che sto prendendo l’andazzo del protagonista della coscienza di Zeno.

- ho valutato l’ipotesi di capirci qualcosa di cultura. ho scartato l’ipotesi all’istante. e ho acceso l’ennesima sigaretta.

- ho fatto più volte l’amore con G. Mi sembra che la cosa funzioni bene. Gli ho detto che lo amo. L’ho pensato sul serio.

- mi sono mangiata le unghie. Un altro vizio come quello del fumo che prima o poi dovrò eliminare dalla mia vita.

- ho visto molte facce simpatiche. Soprattutto quelle dei vecchi. ho pensato che dipende dal fatto che loro non hanno più niente da perdere. poi mi sono pentita e ho contraddetto il mio stesso pensiero. ho chiuso il ragionamento passandomi una mano fra i capelli. e ho visto che da un lato ne ho di bianchi. sono vecchia anch’io forse.

- mi sono scrocchiata il collo.

- ho incontrato un vecchio amico vestito come Dorian Gray. Stava benissimo. Gliel’ho detto.

- ho preso appunti. avrei potuto farne a meno

- ho sofferto molto freddo. ieri sera sono andata al distributore automatico a Bologna e dopo avere infilato nel distributore automatico delle sigarette 3 euro e 40 centesimi, ho realizzato che mi mancavano 20 centesimi. ho messo le mani in tasca e la tasca era vuota. stavo per bestemmiare e andare via. ho guardato per terra e ho trovato 20 centesimi.

- ho scritto qualche e-mail di poco conto.

- ho capito che non conta cosa fai, ma come lo fai.

- mi si è bloccato il cellulare più e più volte. mi sono chiesta quanto noi esseri umani dipendiamo dagli “apparecchi”. Ho abbandonato subito il pensiero perché sarei incappata in un ragionamento talmente scontato che mi sarebbe venuto un mal di testa atroce.

- ho ascoltato una vecchia registrazione che un amico poeta mi ha dedicato. mi sono emozionata. pensare che io possa essere d’ispirazione per qualcuno mi rende felice. Felice? Sì, ho detto proprio felice.

quindi posso anche andare a guardare la tv adesso.

Un treno da perdere

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agosto 29th, 2008 Posted 21:07

Ho un appuntamento alle 23. Un appuntamento alla stazione. Uno di quegli appuntamenti che speri che arrivino presto o mai più. Il fatto di dover attendere ancora un paio d’ore, mi inquieta. L’attesa è sempre inquietante. Credo che andrò alla stazione con largo anticipo e fumerò una decina di sigarette finchè non arriverà il mio treno. Quello che oggi sto aspettando. E così mi vengono in mente tutti i treni che ho perso e quelli che ho visto passare senza pensare a niente.

In questa giornata intensa, io sto aspettando per certo un treno. Quello delle 23. In questa giornata che mi ha fatto piangere, io ho un treno da prendere. In questa giornata che. Ho pianto. Non per me. Non piango mai per me. Ho pianto per una donna che si è sentita male, che mi ha chiesto aiuto e che continuava a scusarsi del suo star male. Era una tossica. Io non sapevo cosa fare nè tantomeno perchè fosse capitata sulla mia cattiva strada. Teneva gli occhi chiusi e se ne stava appoggiata ad un muro e poi ha pianto in silenzio e io. Io guardavo e pensavo e volevo urlare a tutti i passanti che erano degli stronzi di merda e se quella donna stava così, era colpa di tutti, era colpa mia, era colpa della vecchia grassona interessata solo alla sua fottuta spesa, era colpa del ragazzo in bicicletta che non ci passava, era colpa di chi, di cosa. Era colpa di quel cazzo di droga che circola e circola e circola e, se non stai attento, prima o poi ci caschi in pieno. Finchè ti ritrovi a piangere attaccato a un muro senza colla, che puoi crollare da un momento all’altro da solo come un cane, perchè alla gente non gliene frega niente di un cadavere in più o in meno da scavalcare. E stavo male, anch’io, davanti a quel muro, davanti a quella donna sul cui volto vedevo impressa la fatica di questa vita che ci portiamo addosso. E’ tutto quello che abbiamo. Sono quasi le 21. Forse dovrei farmi una doccia prima di andare ad aspettare il treno. Il mio treno quotidiano che oggi passa alle 23 in questa Riviera euforica dove se non stai attento, ti ritrovi attaccato a un muro a piangere per te e per tutti gli altri senza che nessuno ti guardi. Anche se ti vede.

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