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Silvia Castellani

Tra l'essere e il fare, c'è di mezzo il pensare

Posts Tagged ‘verità’

Viste da basso

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gennaio 3rd, 2017 Posted 18:22

Sbiadire, scomparire, essere altro
pensare che le nostre verità sono sottili
e fumose
come scie di aeroplani in cielo.
viste da basso
viste piccole per (de)finito dire.
Non definire te stesso, sei molto di più di quello che pensi.

S.C

(pensieri alle 17.00, ogni giorno qua a quest’ora suonano le campane)

rosa n.118

Come un domino di verità

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luglio 5th, 2016 Posted 09:05

Ci sono persone che anche se ridono con la bocca hanno la faccia triste, forse sono gli occhi che non possono mentire, forse è il cuore che sovrasta la mente che sovrasta il tutto, volto. Come un domino di verità.

S.C

Ph. Silvia Castellani

Pensieri d’agosto

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agosto 5th, 2015 Posted 15:49

La verità (mi) sta bene a tutte le ore.

Campo di fieno

Microstoria quotidiana. Faccia da pechinese

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maggio 26th, 2011 Posted 16:02

Faccia da pechineseSalgo sul treno, davanti a me sale un vecchio. Entriamo nello scompartimento. Un bambino dice al padre: “E’ vecchio quel signore. Ha la faccia che sembra un cagnolino”. Il padre: “Marco non si dicono queste cose”. “Ma è vero- insiste il bambino- ha la faccia che sembra…”
Lo guardo. Ha ragione. E’ perfetto. Il vecchio ha la faccia sputata a quella di un pechinese.
Il vecchio si siede. Non dice niente.
Il bambino: “Perché respira forte?”
“E’ stanco – dice il padre.
“Ha la faccia da cagnolino”. Niente. Il bambino non si schioda da lì. Poi passa a me che intanto mi sono seduta. Guarda fisso. Io uguale. Penso: “Ti prego bambino non dire niente altrimenti sarò costretta a dire a tuo padre me lo può prestare che voglio vedermi perfetta attraverso gli occhi di suo figlio? Non dice niente. Gli va di culo. Ma secondo me l’ha nasata. E io continuo a viaggiare nella mia ignoranza.


Sopra quella convinzione di avere la verità

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febbraio 21st, 2010 Posted 13:59

Will Smith

Stanotte ho fatto un sogno. Ho sognato il principe d’arabia a un passo dallo svenimento che aveva le sembianze di Will Smith e io avevo un gran daffare a consigliargli di assumere un mio amico fotografo. E’ bravissimo, fantastico, dicevo allo svenuto d’arabia, una scena orrida, soprattutto perché a rifiutare il connubio non è stato il principe a un passo dal decesso, come ti aspetteresti, ma il mio amico fotografo che mi ha risposto tu sei scema, io le foto a questo sfinito non gliele faccio. E io: ma a te ti deve fregare che è il principe d’arabia, mica altro e poi vedrai che si riprende e lui no, ha detto che per l’estate a venire, le foto preferiva farle alla spiaggia numero x di cesenatico, ai mosconi. Va bene, fai come ti pare, gli ho detto. Mi sono svegliata perché spero che un sogno così non ritorni mai più. Sarà perché ieri sera è salito sul podio canoro per eccellenza Filiberto, sarà perché Maurizio mi ha fatto riflettere in maniera profonda quando non ero predisposta, sarà perché il teatro e l’orchestra hanno dato i numeri, pur evitando di bissare accanendosi con la chitarra della Cuccarini. Sarà che ho mangiato pesante. Ora basta però con i giochini. Voglio parlare degli operai, voglio interrogarmi : è giusto, nell’ambito di una trasmissione di intrattenimento come Sanremo, creare uno spazio, seppur breve, come accaduto ieri,  in cui si parla dei problemi veri? Ha sottolineato Maurizio che poi a fine serata le luci si sarebbero spente su Sanremo e invece la vita sarebbe continuata con tutti i suoi problemi. Già, la disoccupazione, la cassintegrazione e non solo per gli operai di termini imerese, l’Italia che piange. Anche se la Fornaciari, la battuta cade ad hoc, non capisce perché il mondo piange. Io lo capisco molto bene. Era agguerrito, Maurizio, voi state zitti ha detto a chi fischiava  e diceva probabilmente basta, che voleva il Festivàl, con l’accento sulla a come lo chiamava Mike. Però bisogna chiederselo : è giusta una parentesi profonda in un contesto di svago? Io me lo chiedo e mi rispondo che forse non è giusto, non è opportuno, ma visto che mala tempora currunt, è inevitabile. Ma  non ho la convinzione di avere la verità perciò non fischio verso il palco come fossi allo stadio e nemmeno fischio quando entra il trio Pufilu, dalle iniziali dei tre che per quanto mi riguarda potevano fare qualunque altra cosa più che ricordarci in musica che Filiberto, poveretto, è stato tenuto lontano dall’Italia amore mio, che crede nella sua cultura e religione  e che non ha paura di esprimere la sua opinione. E chi te lo impedisce, Filiberto! Mi pare che da quando sei tornato, hai fatto un po’ quel che cazzo volevi, però c’è un limite, dai. Cantare lascialo fare ai cantanti. Nonostante ciò non fischio  perché non ho la verità, dunque se Valerio Scanu dopo la vittoria mi rassicura che è un crescendo quella cosa dell’amore in tutti i laghi, fino all’universo l’universo (due volte come lo dice lui) e ancora oltre l’irraggiungibile, perché non dovrei credergli? Rimane fermo che sono libera di dire, di fare quello che mi pare, come dice Moro che quest’anno ha forse urlato un po’ più del solito, ma con la sua non canzone ci stava e io l’ho molto apprezzato così come pure le fuate di Enrico. Stop. Questo post sta dilungandosi ed è ora di far basta. Qualunque cosa mi abbia portato a sognare Will Smith non lo sapremo mai e nemmeno mi interessa. Mi interessa solo isolare una frase di Povia, l’unica che da sola è valsa la mia fruizione totale del Festivàl ed è : “sopra quella convinzione di avere la verità”. Una grande verità che rispetta la diversità. Avremmo tutti da imparare dal Futurismo delle Sorelle Marinetti. Perché a me la cosa che più mi fa incazzare e che mi porta, alla fine della  fiera o kermesse che dir si voglia, ad avere degli incubi notturni, è l’ignoranza fischiona di chi è convinto di avere l’unica verità.