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Silvia Castellani

Tra l'essere e il fare, c'è di mezzo il pensare

Vita numero tre: “Parla che ti passa”

furbySto vivendo una delle tante vite che compongono la mia unica vita e che si chiama « Parla che ti passa ». Credo sia la numero tre ed ho la sensazione che sia una bella vita non foss’altro perchè non mi mancano l’amore e i soldi. Già, anche i soldi. E l’ho specificato perchè hai voglia a parlare di due cuori e una capanna (nel mio caso, due cuori e un sottotetto di 35 metri quadri in centro, che d’affitto costa come un attico a montelupo) che dopo, se non ci sono due soldi per andare a mangiare una pizza fuori, ti « mangi » l’uno con l’altra. O forse, è la numero quattro. Di vita, intendo. Ma comunque poco importa, perchè ne dovrei vivere sette come i gatti, perciò ne passerà di acqua sotto ai ponti prima di emettere l’ultimo miao. Oggi viaggio per detti. Per vivere questa vita, oltre all’amore e ai soldi, mi occorrono : un computer, un telefono, un sorriso smaliante, qualche buon vestito e una certa dose di intelligenza. Quest’ultimo elemento non fa testo, perchè mi è occorso in passato e mi occorrerà in futuro. Senza falsa modestia, non è che mi debba sforzare troppo per essere intelligente. Il problema (altrui) è che in tutte le vite mi manca un ingrediente : la furbizia. Io non sono furba, non me ne frega niente di essere furba, non prendo esempio da nessuno per imparare ad essere furba. E da oggi in poi, gradirei che le persone evitassero di invitarmi ad essere furba. La volpe nelle favole è furba. Io, nella realtà, no. L’ingrediente che non è servito nelle vite precedenti, che spero serva in questa e che, in ogni caso, servirà per certo nelle vite future : l’onestà. Frenate gli eccessi di assenso o di dissenso. Non sono interessata a sorbirmi commenti idioti (che via sms immancabilmente mi arrivano) della serie « fai bene, prima o poi l’onestà paga » oppure «  lascia stare che gli onesti se la prendono sempre in quel posto ». La mia onestà me la vivo da me. Con diplomazia. A prescindere dalle fregate che fino ad ora ho preso. Dai furbi. Che per me corrispondono ad animaletti simpatici e pelosi simili a topi. Qualcuno ne fece dei pupazzetti programmati con alcune parole standard. Dai, insomma, i furby. Ve li ricorderete senz’altro. Allora io ho incontrato questi furby programmati che, siccome sono carini in maniera esasperante, ti viene anche da fidarti e volergli bene e poi, strac, ti stroncano all’improvviso e si trovano un altro padrone lasciando te, come si suole elegantemente dire, nella merda. Perchè è così che succede ai furby, che hanno sempre bisogno di un nuovo padrone. Se fossero liberi, non sarebbero degli autentici furby. Ma torniamo alla mia terza vita per vivere la quale mi servono : un telefono, un sorriso smaliante, qualche buon vestito e una certa dose di intelligenza.  Ingrediente jolly : tenacia. La tenacia ci vuole in tutte le vite e non è da confondersi con l’accanimento terapeutico. L’insistenza  ha un limite che consiste nell’arrestarsi quando anche ad un bambino di dieci anni risulta evidente che la cosa che stai facendo non ha senso. Devo reclutare al più presto un bambino di dieci anni da portarmi appresso come consigliere. Questa cosa, forse, non ha senso. Aurevoir.

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This entry was posted on sabato, giugno 27th, 2009 at 12:14 and is filed under Senza categoria. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can leave a response, or trackback from your own site.

3 Responses to “Vita numero tre: “Parla che ti passa””

  1. Enrico
    02:21 on giugno 30th, 2009

    Cambia il colore della testata altrimenti ti prendo io a testate, pur non trattandosi di un quotidiano (la tua testa intendo).

  2. Silvia
    10:58 on giugno 30th, 2009

    Prima scrivi poi, semmai, dai gli ordini.

  3. Enrico
    02:37 on luglio 3rd, 2009

    Ho scritto. Ti ho scritto di cambiare il colore della testata. E lo hai fatto. Grazie. E comunque tutto ciò significa che Enrico legge il blog.

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