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Silvia Castellani

Tra l'essere e il fare, c'è di mezzo il pensare

Il ricordo e la visione (solo per menti robuste)

Prima è stato un ricordo di quando ero bambina. Non so quanti anni avessi di preciso, ma non più di quattro o cinque. Uscivo in strada, sul marciapiede, e mi arrampicavo sul palo della luce di fronte a quella bottega che adesso non c’è più. Uscivo in strada, dicevo mamma vado a colorare sui gradini e appena elusa la sorveglianza, iniziavo ad arrampicarmi. Dovevo arrivare in alto, in cima. Dovevo toccare la palla illuminata. All’imbrunire. Sì, era l’imbrunire e io uscivo con la scusa di colorare o giocare alle bambole. E invece, volevo salire in alto e vedere le cose dall’alto. La strada dall’alto, la bottega dall’alto. Volevo vedere bene e sentire il senso di vertigine, dopo aver toccato la cima più alta possibile, la grande palla illuminata. Ero una bambina matta con pensieri matti e che ora sono ancora quelli di allora. Ricordo che facevo fatica fino a metà scalata poi, superata la metà o poco più, era un attimo. Non mi importava di venire scoperta e rimproverata. Io dovevo solo salire.
Su questo ricordo della mia infanzia mi sono addormentata.
Dopo un po’, un’ora forse, mi sono svegliata e ho iniziato a vedere ad occhi aperti. Piangevo.
Guardavo il soffitto e piangevo per quello che vedevo.
Ho visto una barca, piccola, in mezzo al mare e me su quella barca ad avere paura e a remare per arrivare alla mèta che era lontana ed era una spiaggia e un uomo ad attendermi sorridendo. io non procedevo e l’acqua era fatta di parole o forse piovevano dal cielo lascrime di persone e le parole. non andavo avanti. cosa c’è chiedeva qualcuno. io una barca e parole e lacrime dal cielo ma deve piovere di più dicevo, le persone devono piangere se voglio arrivare presto a casa. poi arrivavo e dicevo all’uomo sorridendo hai visto quante parole ma sono tornata. e invece non era così, quella era la speranza della visione che era ferma nel mare e io avevo paura così la voce ha detto tu ci puoi camminare su quel mare, non posso dico io, sì, tu puoi e alla terza volta, io piangevo, sono scesa sul mare di carta e ho iniziato a camminare. e c’erano persone ed ero felice ma solo un attimo. Gesù, ho visto Gesù vicino a me vestito di bianco e qualcuno ha chiesto chi c’è, ci sono tutti ho detto io, ci sono… tutti, tutte le persone che mi hanno accompagnato per un pezzo della mia vita. c’è un bambino ? dì, c’è un bambino ? un bambino? chiedo io, non so, poi cerco. e c’è un bambino. c’è perchè io voglio vederlo ed è biondo, chi è, forse, sì è.La barca che voleva essere una macchina - foto di Silvia Castellani però so che è morto dunque se è morto sono morta anch’io. voglio riprendere il viaggio e Gesù, parliamo col pensiero, me  lo permette. starei bene forse, lì in quel posto ma voglio vivere. lo dico tre volte voglio vivere e riprendo la barca ormeggiata. sono di nuovo in mare. non vedo più niente all’orizzonte, non piove. Il viaggio è lungo e devo avere pazienza. il mare ora è vita. mi dice.

This entry was posted on mercoledì, ottobre 28th, 2009 at 16:18 and is filed under Senza categoria. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can leave a response, or trackback from your own site.

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