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Silvia Castellani

Tra l'essere e il fare, c'è di mezzo il pensare

Lezione femminile – Fiutare l’aria e andarsene veloci

Sono appena rientrata a casa e anche oggi metto la parola fine a questa giornata che definire faticosa sarebbe un eufemismo. Sto pensando che nella vita tutto serve, soprattutto se sei donna, soprattutto se devi difenderti dai pericoli del mondo. Sto pensando che da ragazzina ho frequentato moltissimo le discoteche, anche quelle un po’ più “accese”, quelle dove non era raro che scoppiasse una rissa in pista, così, all’improvviso. Mentre tu stavi ballando, avevi circa dieci secondi, forse meno, per renderti conto che dovevi uscire da quella pista dove stavi ballando, altrimenti, tuo malgrado e senza c’entrare un cazzo, ci finivi in mezzo al casino colossale. Vedi poco fa, sull’autobus che ho preso alla stazione, stanca morta come sempre, come quando stavo a ballare delle ore, da ragazzina. Ma i riflessi, i riflessi non mi tradiscono più. Ormai. Mi sono seduta, in fondo all’autobus. C’erano tre posti, uno già occupato e gli altri due liberi. Ci siamo seduti, io e un uomo, apparentemente normale. E appena seduta, al centro tra i due uomini, ho rilevato che c’era qualcosa che non tornava, che non andava bene. L’uomo sedutosi in contemporanea a me ha provato ad attaccare discorso, era ubriaco. Dall’altro lato, l’ altro uomo, faceva apparentemente finta di niente. Io anche ho fatto finta di niente, ma non mi sentivo sicura. Come all’epoca, in discoteca, quando ballavo, stanca morta, eppure sentivo qualcosa nell’aria che non tornava. L’uomo ubriaco ha deciso di lasciar stare, che non volevo conversare e si è letteralmente accasciato sulla sua sedia. Poi, è stato un attimo, ho visto con la coda dell’occhio che ha alzato la mano per accarezzare i capelli della donna seduta davanti a lui. La donna si è voltata e io sono scattata e mi sono portata avanti sull’autobus verso l’uscita. L’altro uomo mi ha detto di no, che dovevo stare lì, seduta, come a fare intendere che mi avrebbe difesa lui, se l’ubriaco allungava le mani. Col cazzo, fratello, mi fido più di me. E infatti: raggiungo la porta centrale, tempo dieci secondi e sento che, in fondo all’autobus, l’uomo dice alle donne di sedersi tranquillamente e poi inizia ad inveire contro l’ubriaco, dice che ha già dato fastidio a due donne, che ci pensa lui, che forse gli vuole dare una lezione. Tensione conclamata. Pensa se rimanevo al centro dei due… Si apre la porta centrale, scendo al volo, è meglio. Non so come è andata a finire, probabilmente in niente, ma so come vanno queste cose, cioè che non sono prevedibili a priori dal momento della tensione conclamata. Magari succede che hai una manciata di secondi, scatta la zuffa e ci finisci in mezzo. Morale: voglio dire alle ragazze di fiutare l’aria, che se il loro sesto senso le sconsiglia di rimanere in un posto, locale o autobus che sia, se ne devono andare, devono mettere in atto da sole la così detta “prima difesa”. Non dovete rimanere immobili per paura, per timore di offendere qualcuno, per vergogna. Togliete le tende, veloci. Perché, tempo dieci secondi, non lo potete sapere come va a finire. Ah, un grazie d’obbligo ai locali “accesi” che ho frequentato dove ho imparato a fiutare l’aria e a non avere paura di andarmene.

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This entry was posted on martedì, settembre 28th, 2010 at 19:44 and is filed under Senza categoria. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can leave a response, or trackback from your own site.

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