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Silvia Castellani

Tra l'essere e il fare, c'è di mezzo il pensare

Pezzo di qualcosa, in origine documento 1 di Delfina Solinas

Si era svegliata di soprassalto, era stato il telefono a svegliarla ma non era riuscita a rispondere, o forse aveva solo perso troppo tempo a pensare a cosa dire.
Le girava la testa, aveva fame o solo troppi pensieri sovrapposti, reali o immaginari. Aveva dormito tanto, troppo, dopo tre notti d’insonnia.
Ricordava che l’ultimo pensiero prima di addormentarsi era stato: “devo concentrarmi perché se lo voglio davvero…” E poi i pensieri avevano cominciato ad accavallarsi, a sovrapporsi, come le onde del mare in tempesta, come quando il sonno giunge e non sei più padrone della tua mente. Numeri, lettere, colori, immagini, suoni…un viso familiare, rassicurante, e uno più irreale, dai lineamenti confusi, sfumati, come un’immagine vista una sola volta di cui ci si ricorda l’insieme ma non i particolari…e poi il nulla. Il sonno l’aveva rapita e aveva dormito come un sasso, un sonno lungo, senza sogni.
Eppure qualcuno, tempo prima, le aveva detto che non si poteva dormire senza sognare, che si sognava tutte le notti e poi al mattino il sogno si poteva ricordare o dimenticare. Chiunque fosse stata quella persona, come faceva a saperlo? Erano solo teorie.
Non riuscì a trattenere un sorriso. Si rimise sotto le coperte, ora era sveglia e poteva continuare a concentrarsi.Era successo davvero?
In fondo lei ci credeva, ci aveva sempre creduto fin da piccola, quello era il suo mondo dove tutto poteva succedere, e anche se ora non ne era proprio sicura, continuava a crederlo possibile!
Come quando da bambina giocava con le bambole. Mentre sua sorella inventava delle storie fantastiche, e le bambole erano le interpreti di queste storie, lei passava le ore a pettinarle in silenzio; le storie nascevano e crescevano dentro di lei, nel suo mondo. E le bambole, con un pettine e qualche fermacapelli, potevano diventare principesse o zingare, spose o puttane.
Ora avrebbe voluto con tutta se stessa una bambola da pettinare; le avrebbe sciolto i capelli e glieli avrebbe spazzolati a lungo, lentamente e con dolcezza, poi l’avrebbe adagiata su un letto e l’avrebbe cullata fino a farla addormentare, concentrandosi su quel pensiero…e forse allora, sarebbe successo davvero.

"Delfina e io in una delle nostre infinite conversazioni sul nulla" - Foto di Stanford

Il pezzo è di Delfina Solinas

Nella foto scattata da Maria Alai delle Officine Fotografiche “Stanford”: Delfina e io in una delle nostre conversazioni sul nulla cosmico che ci mandano in pezzi. Di qualcosa.

E mi raccomando, illuminati internauti, prima di lasciare questa pagina, non dimenticatevi di scaricare l’altrettanto illuminante e-book gratuito “Sbatti generation”. Ciao e viva l’ironia:) Siempre.

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This entry was posted on giovedì, ottobre 21st, 2010 at 12:14 and is filed under Senza categoria. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can leave a response, or trackback from your own site.

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