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Silvia Castellani

Tra l'essere e il fare, c'è di mezzo il pensare

Sulla prostituzione e la vendita del sè

La notizia, tra quelle lette oggi, che più mi ha colpita è stata quella riguardante un presunto “viaggio-premio” goduto dai migliori manager di una filiale di una nota azienda tedesca consistente  in un “seminario motivazionale” alle terme di Budapest con una ventina di prostitute. L’azienda ha preso le distanze dal fatto, assicurando che gli organizzatori delle serate  “motivazionali” con incontri sexy, non lavorano più per la nota azienda.

Ad ogni modo, per completezza informativa, la notizia la potete leggere qui

Quello che a noi interessa è che è nato un dibattito dai toni anche accesi, tra me e alcuni amici, sul tema della prostituzione dove sono emersi diversi punti di vista tra cui quello secondo il quale per alcune donne la prostituzione sarebbe un mestiere molto redditizio e liberamente scelto.

Il mio primo pensiero di fronte a questo punto di vista, è andato a Pasolini. Non so perché, ma mi sono immaginata un Pasolini che, camminando sulla spiaggia, diceva:

“Non è questa la libertà che io immagino.”

Strani pensieri, strane correnti, strane arie, quelle che mi passano per la testa…

La prostituzione può essere davvero pensato come un mestiere (si dice sempre che il più vecchio del mondo) o, in uno Stato di diritto quale l’Italia è, la prostituzione è soltanto una piaga sociale da combattere? Chiediamocelo.

Ma le cose stanno così, si dice. E bisogna prenderne atto. Ma lo stato di fatto non può essere forse cambiato anziché accettato o peggio subito? Domanda.

E se io affermo di essere libera di decidere di prostituirmi, sono veramente libera? Chiediamoci anche questo.

Non è questa la libertà che io immagino.

E’ possibile immaginare il sé in vendita?

Di fronte alla parola libertà utilizzata in relazione alla decisione di prostituirsi, ho delle considerazioni personali da fare:

Dico che la libertà è piena solo se non subisce condizionamento e  mi pare che il denaro sia un forte condizionamento. Dico anche che molte delle decisioni che ciascuno prende nella sua quotidianità probabilmente non sono libere, ma decidere di mettere in vendita il sé è forse la decisione più infelice. Qualcuno dirà che è il corpo ad essere messo in vendita, io dico che il corpo è parte del sé e dell’integrità dell’individuo ed è l’unica cosa che l’individuo ha, il sé, nella sua integrità. Penso che sia una sciocchezza quando una donna dice che lo fa per i soldi e quello che interessa il suo corpo non interessa la sua mente, penso che una borsa di Gucci o 2mila euro non valgano la libertà del sé. Penso che sia la più grande illusione camuffata da libertà. La si chiama libertà perché è più facile e si argina la sofferenza del sé.

No, non è questa la libertà che immagino che se le libertà fossero tutte, non vi sarebbe libertà.

Riuscite ancora adesso ad immaginare il sé in vendita?

Io mi rispondo: solo da morti, probabilmente, perché da vivi parte del sé non rispetterebbe la cessione.

Chissà cosa pensate voi, ma qualunque cosa pensiate non vi stancate mai di pensare da sé.

Pensate e siate liberi.

Dedicato a tutte le donne pensate con amore

E Pasolini adesso è sempre lì sulla spiaggia, ma sta dicendo:

“Sì, è questa la libertà che io immagino”.

Pasolini nel vento

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This entry was posted on venerdì, maggio 20th, 2011 at 18:12 and is filed under Senza categoria. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can leave a response, or trackback from your own site.

One Response to “Sulla prostituzione e la vendita del sè”

  1. Roberta
    00:09 on maggio 21st, 2011

    Fabio Volo, che pensavo fosse un coglione e invece non ragiona tanto male,dice che la vera libertà non è non avere limiti ma piuttosto saperseli dare.
    Limitare l’uso del corpo a fini economici…sarebbe grandioso…perchè dubito fortemente che le ragazze/donne/ragazzine/bambine che si prostituiscono siano felici.
    Ma chissà se loro ci credono in quel limite,o meglio.. chissà se riescono a capire quello che valgono prima di entrare in un vortice di disperazione mista a rassegnazione.

    Sarebbe dovere della Società, e quindi di TUTTI, preoccuparsi di rafforzare valori quali il rispetto per sè stessi, che non altro che il primo passo per rispettare anche gli altri

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