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Siamo un gruppo, notizie dal mondo e un ufficio di collocamento di notte
luglio 28th, 2010 Posted 11:05
ORE 8 – SIAMO UN GRUPPO – E’ mattina presto. Il cieco si ferma. Mi è tanto vicino che mi chiedo se magari non mi ha vista e mi stia venendo addosso. Certo che non mi ha visto, cretina che non sono altro, è cieco. Ma mi sente. Sento che mi sente e infatti mi chiede se è già passato il suo autobus. Mi dice un numero e io rispondo: aspetta, ci do un’occhiata. Ecco, ho risposto la cosa più improbabile del mondo. Dire a un cieco ci do un’occhiata è di cattivo gusto, ma non l’ho fatto apposta, mi è venuta così, uguale a quella che avrei detto a chiunque altro, in risposta alla stessa richiesta. Davanti alla tabella degli orari, rilevo che l’autobus che vuole prendere arriverà tra qualche minuto. Tra qualche minuto, dico. E il cieco, quando mi volto, sta già leggendo un biglietto che si rigira per le mani al contrario. Sta leggendo al contrario. Lui è normale, vuole fare le cose normali. Vuole leggere??? Gli prendo istintivamente il biglietto dalle mani, non posso accettare che un cieco tenga un biglietto per le mani, al contrario, e faccia finta di leggerlo. Allora lui dice che deve andare in un posto preciso a ritirare un pacco. Vedi, dice, c’è scritto sul biglietto in alto e intanto indica il nulla in direzione del biglietto. Sa dove c’è scritto cosa, qualcuno deve averglielo detto, ma le cose di cui parla, a me non tornano. Io ci vedo scritto dell’altro su quel biglietto che insisto a rigirarmi per le mani. Sta arrivando il mio autobus e prendo la decisione: vieni con me, dico, sali che ti aiuto. Lui sale, io chiedo al conducente di aiutarci. Ormai siamo un gruppo. Il conducente lo fa scendere dopo un paio di fermate, gli spiega che deve prendere un altro autobus, non il numero otto, mi raccomando, perché dove devi andare tu, quello non ci arriva. Il biglietto gira, dritto, contrario, poco importa, ormai il cieco è sicuro di arrivare a destinazione. Saluta il vuoto, ma nella mia direzione. Non vede, eppure sente, il respiro, le correnti, i movimenti. Non porta occhiali e non è bello guardarlo in volto. Scendo anch’io e faccio una prova, dico al conducente: grazie di averci aiutati. Lui passa la prova, dice: quando volete. Siamo un gruppo e vengo colta da ispirazione mistica: mi viene in mente una frase di Gesu’: quando sarete più di due, io sarò con voi. E lì, infatti, c’era qualcosa che chiameremo Gesù, che chiameremo amore, che chiameremo vita. Lì c’era la vita. non l’ho vista, eppure l’ho sentita. Devo andare in vacanza. E’ proprio necessario…
ORE 10 – NOTIZIE DAL MONDO – A Berlino due amanti clandestini hanno fatto sesso sul davanzale e nella foga sono caduti giù dalla finestra. Inutile dire che li hanno scoperti. A New York, lo stesso giorno, un uomo rapinava una banca puntando un mazzo di fiori contro l’impiegato di modo che leggesse il bigliettino d’accompagnamento all’omaggio floreale che riportava scritto: dammi tutti i biglietti da 100 e da 50: non vale la pena fare l’eroe. E a Parigi usciva sul giornale la notizia che entro il 2011 nelle case arriverà l’acqua frizzante. Leggendo queste notizie dal mondo, molto più interessanti di quelle che passano al telegiornale, mi preparo a partire e mangio uno yogurt alla nocciola che altrimenti andrebbe a male…
ORE 11 – UN UFFICIO DI COLLOCAMENTO DI NOTTE – Questa notte l’ha sognato un’altra volta. La verità è che lei non voleva, ma quando se l’è trovato davanti così, semplicemente lui, che non vedeva da una vita, l’ha fatto entrare e gli ha detto : cosa fai tu qui. Lui ha chiesto lo stesso. Nel sogno erano all’ufficio di collocamento, di notte. Lei non sapeva cosa fare, aveva iniziato da poco a lavorare lì e lui aveva la maglietta a maniche corte, quella rossa, la sua preferita. Era estate. Allora lui l’ha presa per mano e l’ha portata in un bar. Devo andare, diceva lei, o forse lo pensava solo.
Continua quando torno…
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