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Silvia Castellani

Tra l'essere e il fare, c'è di mezzo il pensare

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L’isola, la posada e San Giorgio

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novembre 28th, 2009 Posted 00:40

Isola di Cipro. Parte greca. Una di quelle giornate andate perse. Poi incontri uno spiazzo immenso, con al centro una chiesa. Pensi sia una cattedrale nel deserto, ma non è vero, eppure c’è troppo spazio intorno a quella chiesa, uno spazio che non si fa riempire neppure col pensiero. Fermo la macchina. Sono sul mare. Tu non lo vedi il mare nella foto, ma c’era e urlava contro il vento forte. Ho avuto l’istinto di andarmene. Poi sono entrata in chiesa e ho visto San Giorgio che uccideva il drago. Il padre di una famiglia autoctona sollevava i figli, tre e piccoli, affinché potessero baciare a turno il dipinto. Anch’io l’ho baciato perché mi sarei sentita in colpa se non avessi onorato l’usanza. Ho lasciato che alcune monete risuonassero nel vuoto delle offerte, ho accantonato il pensiero di rubare uno dei piccoli ritratti sacri lasciati incustoditi e me ne sono andata. Fuori si era messo a piovere. Il mare urlava più forte. Prima di risalire in macchina, mi sono voltata verso il portone della chiesa. Qualcuno, San Giorgio forse, l’aveva chiusa. In quel preciso istante ho avvertito un brivido corrermi lungo la schiena.

San Giorgio mi è apparso per la prima volta in Messico. Che detta così può sembrare che abbia preso un paio di funghi allucinogeni e abbia avuto le visioni. No, nessun misticismo da due soldi. Il mio racconto, senza ragione apparente, parte da una stanza lontana. Stato del Chiapas. Posada Los Angeles. Mi ammalo. Ai piedi del letto un gallone d’acqua e, appeso al soffitto, un ventilatore che pare possa cadermi sulla testa da un momento all’altro e falciarmi il cranio con le sue pale. Accetto il rischio e per forza. Non ho energia per stare in piedi. Sono sola e disperata e l’uomo che mi affitta la camera non parla la mia lingua e bussa solo per controllare che ci siano ancora le lenzuola. Teme che gliele voglia rubare. Prima o poi, penso mentre l’uomo se ne va rincuorato dall’avermi vista"Pop Art" di Silvia Castellani moribonda sulle lenzuola al loro posto, mi rialzerò e riprenderò la mia strada. E così avviene. Passa qualche giorno e, dopo avergli nascosto sotto a un buco nel pavimento la federa di un cuscino, mi rimetto in cammino da turista diventata avventuriera senza averne l’aria. E’ in una bottega, mentre guardo dei souvenir di poco conto, che mi si avvicina un vecchio rachitico che farnetica in uno strano dialetto locale. Capisco solo San Giorgio e preghiera. Interviene il negoziante che ne approfitta per fare lo spiritoso, ché in realtà vuole solo vendermi un inutile ricordo. Dice qualcosa al vecchio che si tira su la maglietta. Provo panico, per il gesto inaspettato o per quello che vedo. Non so dirlo. Sulla schiena il vecchio ha un enorme tatuaggio di San Giorgio che, mi traduce il negoziante, gli ha salvato la vita. E’ stata la prima volta, quella, che ho visto rappresentato San Giorgio. Su un corpo. E’ stata quella la prima volta in cui qualcuno mi ha parlato di San Giorgio e il drago. E’ stato quello il mio incontro con il santo.