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Silvia Castellani

Tra l'essere e il fare, c'è di mezzo il pensare

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La notte della Taranta 2008

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agosto 25th, 2008 Posted 16:00

Come fai a raccontare della notte della Taranta ?

Ce la fai. Basta iniziare col dire che lì a Melpignano c’erano più di 100mila persone. Basta continuare col dire che le persone non finivano mai e se volevi vedere un metro di terra, non potevi. Non riuscivi proprio a raggiungere quel metro deserto. Privo di un’anima viva. Perchè non c’era.

Ma come fai a raccontare bene la notte della Taranta ?

Perchè a volerla raccontare bene, devi parlare dell’atmosfera che si respirava lì, in quel paesino pugliese dove c’era gente da tutta Italia.
E allora, siccome non sono capace di descrivere tutto quel che c’era, quasi fosse questo un articolo giornalistico, decido di parlare di quello che non c’era e soprattutto di quello che io ho vissuto.

Non c’era resistenza alcuna fra cose e persone. Non c’era il sole, ma c’era una luce tale che avresti potuto anche vedere il mare.Non c’era vento, ma c’era un canto che ti accarezzava la pelle da farti sentire tu stesso parte del tutto. Di cielo e terra. Avevo un tamburello che continuavo a suonare con una resistenza che mi è parsa a un certo punto magica. Come fossi stata morsa da una forza vitale senza precedenti. Sentivo sopra la testa un movimento di arti come i miei che si muovevano ad un ritmo solo, senza che qualcuno incitasse nessuno a farlo. C’erano persone intorno a me che mi pareva di conoscere da sempre e che mi hanno assistita con le loro voci e i loro canti. Ho visto tutto e non ho visto niente. Il palco non l’ho nemmeno intravisto. Nemmeno i grandi schermi che riproducevano gli accadimenti degli artisti e delle loro esibizioni. Noi 100mila, lì in quella piazza senza fine, eravamo il vero accadimento. Sentivo l’acqua, di tanto in tanto, cadere sul mio corpo insieme alla birra e al vino. Qualcuno si accasciava a terra, ma io facevo resistenza perchè la stanchezza e l’ebbrezza non prendessero il sopravvento. Io volevo solo esserci. Io volevo solo ballare. Io volevo solo suonare il tamburello in direzione di un cielo stellato quale non avevo mai visto.

La notte della Taranta è stata una lunga notte. Me ne sono accorta quando ho iniziato a camminare dopo un tempo indecifrato verso la casa in cui avevo trovato alloggio. Me ne sono accorta perchè camminando ho visto che le mie ciabatte gialle, quelle che indosso per « avanzare » quando voglio vedere bene le cose, erano piene di polvere nera. Me ne sono accorta perchè ero tutta in una specie di trance che si è interrotta quando mi sono buttata sotto a una doccia gelata. Me ne sono accorta perchè quando ho raggiunto il letto, sentivo ancora la musica e facevo il gesto di suonare un tamburello. Me ne sono accorta, perchè prima di essere inghiottita dal buio del sonno, ho pensato : questa notte è stata una lunga notte. Una delle notti più lunghe e più belle della mia vita.