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Silvia Castellani

Tra l'essere e il fare, c'è di mezzo il pensare

Prime visioni

Stanotte è stata dura. Ho pensato che una madre deve avere un autocontrollo di ferro perché i figli fin da piccolissimi mettono alla prova. Poi ho pensato alle giovani madri a quelle veramente giovani tipo che hanno vent’anni o meno e sono ancora troppo figlie loro stesse, alle madri sole, alle madri diventate tali perché vittime di violenza e insomma a tutte le madri in situazioni difficili che non sempre trovano l’aiuto e il sostegno adeguati, certe volte nemmeno da parte della loro stessa famiglia. Bisognerebbe farci tutti un bell’esame di coscienza di fronte all’universo madre. Bisognerebbe che ognuno di noi recuperasse un po’ di autocontrollo, specie un attimo prima di emettere un giudizio avventato su una madre. | 12  novembre

Ultimamente prediligo il silenzio a tante spiegazioni. Perché nella vita vera ci pensano i fatti a parlare. Oltre alle parole, più delle parole. Lo dico io che alla Parola ci tengo come alla mia vita e proprio la mia vita mi ha insegnato che la parola non va sprecata, abusata, insultata ma va rispettata soprattutto col silenzio. In fondo, se ci si pensa bene, le cose ognuno di noi le sa già, le sa tutte le cose perché il cuore trova sempre il modo di suggerirle. Siamo noi che a volte facciamo finta di niente e andiamo a chiedere le spiegazioni all’esterno, ad un altro, dimenticandoci che non è illudendosi che si starà meglio, che si guariranno i mali dello spirito. Che è solo comodo per la coscienza isterica. | 13 novembre

Sogno il giorno in cui non avremo bisogno di gesti estremi per attirare l’attenzione del prossimo. Sarà il giorno in cui il nostro vicino ci bisbiglierà all’orecchio e noi lo sentiremo, perché non ci sarà rumore, quel rumore che oggi infesta le strade di questo mondo e che ci impedisce di ascoltare. Ascoltare anche il dolore. Per la serie: le parole cristiane che mi escono dal cuore. | 14 novembre

Ascoltando il ticchettio del grande orologio in cucina…Io guardo mio figlio, che ascolta attento il ritmo del tempo e mi ricordo di un tempo altro, quello in cui in certe mattine buie e piovose come questa mi preparavo per raggiungere la fermata dell’autobus per andare a scuola, con l’ombrello curvo a ripararmi, stretta nei miei brividi di adolescente. E invece adesso, sono qui con mio figlio al caldo e sorrido mentre lo guardo, assorto, rapito dall’incanto, dallo scorrere del tempo. Sul grande orologio, che batte fiero un nuovo ritmo, il nostro . | 15 novembre

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Il pensiero di questa mattina è troppo complesso per poter essere scritto così quando fuori è buio pesto e nemmeno c’è un giusto pretesto. Perciò lo salto e mi rimetto a guardare gli animaletti luminosi della lampada che ci hanno regalato, che gira ci incanta e ci intrattiene in questa stanza magica e piena d’amore. | 8 novembre

Alle quattro di notte penso ai miei errori e ne trovo tanti, troppi. Sarà perché la notte tutto amplifica? Mi chiedo. E ancora mi chiedo: perché, ma perché farsi del male che già è dura, che già, nonostante il sonno bestiale che mi vorrebbe spiaggiata cotta svenuta a letto, devo fare saltare il ranocchio di pezza-stiamo giocando appunto a ranocchio salterino- da una sponda all’altra del lettino? | 6 novembre

Pensavo a quanto trasmettiamo ai bambini col nostro abbraccio. Nervosismo, ansia, preoccupazione, di certo gli passiamo tutto. Dunque da oggi farò tre bei respironi “butta fuori la roba brutta” prima di prendere in braccio mio figlio. | 6 novembre

“Cosa ha a che fare la notte con il sonno?” John Milton, Como, 1634. La stessa cosa ce la stiamo chiedendo io e Miko da un paio d’ore circa. In quel di Cattolica, nell’anno del Signore 2013. |  4 novembre

Alzarsi nel cuore della notte, accendere un carillon, sorridere. | 3 novembre

Le persone di notte sono più interessanti. Forse perché stanno ferme, a pensare, non come di giorno che corrono impazzite. | 31 ottobre
Eccoci qui. Nel cuore della calda notte, a giocare agli indiani. | 30 ottobre
Guardo fuori dalla grande porta finestra del salotto, la pioggia che batte, musica per le mie orecchie. In braccio cullo mio figlio, che si sta addormentando mentre io canto ‘Le passanti’ di Brassens. La finestra è troppo grande, penso che moriremo dal freddo quest’inverno poi mi coglie di sorpresa un’immagine da sogno, tutta la neve sui tetti e noi due lì tra qualche anno, con la neve a portata di mani e di piedi. Noi che apriamo la grande porta finestra una mattina d’inverno per giocare a sentire la neve, a fare un pupazzo di neve, noi con i cappotti e scalzi, che tanto non ci vede nessuno su quel piccolo scoperto, solo i tetti e i gatti che abitano su questi tetti. “Ti vorrei regalare una visione romantica della vita Michelangelo”. Gli dico così ma lui già dorme. | 21 ottobre
Stavo pensando che la vita è tanto breve perciò ha senso trascorrere il tempo che abbiamo con le persone con cui stiamo bene. Non serve sforzarsi di vedere questo o quello per compiacerlo magari, per quieto vivere altrui magari o per senso del dovere. Ecco, credo che insegnerò questo a mio figlio: stai con chi ti pare, con chi ti rilassa e ti fa divertire e ti rende sereno e fregatene delle etichette. Di tutte le etichette. | 1 ottobre
Nel mezzo del cammin della sua notte col poppant si chiese: e adesso che sono sveglia come un grillo, come potrò riaddormentarmi? Poi guardò il figlio in culla, che mostrava un simpatico volto soddisfatto per il lauto pasto lattoso appena consumato, sorrise al pensiero che la vita di un poppant si che è vita e tornò nel letto con la speranza di svenire per un paio d’ore. | 4 ottobre
Io e Michelangelo ieri siamo stati due ore di orologio davanti allo specchio. Non due ore di fila, ma in tre mandate. Abbiamo sorriso a lungo e stabilito che ci sono tante cose da vedere in quell’immagine riflessa, che è un’immagine complessa, per questo serve molto tempo per guardarla bene. | 8 ottobre
Certe persone si sono perse. Non ricordano più i loro sogni. | 8 ottobre
Ci pensavo proprio adesso (notare l’uso ad cappellam dell’Italiano) che mio figlio non ha il sorriso facile. Sarà mica che sono io che non gli do il buon esempio? Ora mi impegno, da oggi si ride fisso. | 11 ottobre
Ci sono io che mi preparo il caffè (rigorosamante decaffeinato) e mio figlio che gioca a fratello sole (carillon morbidoso così da noi ribattezzato). Fuori è buio e c’è silenzio. Ogni tanto ci guardiamo per essere sicuri di non perderci di vista in questa stanza che non ha pareti, ma alberi alberi infiniti. | 19 ottobre
A volte vorresti fare delle cose nella vita, ma per quanto tu ti impegni e ti spendi per realizzarle, non ce la fai. Che sembra proprio che ci sia una congiura, che quelle cose tu non debba farle. Altre volte, altre cose, accadono da sé, che tu eri lì che neanche ci pensavi o se ci pensavi avevi quell’atteggiamento passivo per la serie che non hai mosso un dito per fare sì che accadessero. Come si spiega tutto ciò? Si spiega con la parola destino. Nel mio destino per esempio c’è un uso dei tempi dell’Italiano a casaccio, ma non posso farci niente, c’è come una forza superiore che mi sovrasta e mi fa scrivere così. | 21 ottobre
La mia unica ambizione è ESSERE felice. Non mi interessa AVERE una bella macchina, dei bei vestiti, un bel cellulare, andare a mangiare fuori o nei locali alla moda. Sul serio, non mi interessa. La mia unica ambizione è essere felice. | 22 ottobre

Avere fame di vita non significa essere assatanati e fare tremila cose. Le persone che hanno fame di vita, sembrerà strano a dirsi, sono assolutamente tranquille e pure solitarie. | 9 settembre
E’ tutta la giornata che penso a questa cosa qua: l’allattamento è una cosa seria. Se va male l’allattamento (giornaliero), va male tutto, se va bene, va bene tutto. Però, sto diventando una filosofa della tetta. | 9 agosto



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This entry was posted on venerdì, novembre 15th, 2013 at 10:47 and is filed under Senza categoria. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can leave a response, or trackback from your own site.

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