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Silvia Castellani

Tra l'essere e il fare, c'è di mezzo il pensare

Posts Tagged ‘anima’

Certi luoghi – San Leo

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agosto 21st, 2016 Posted 11:41

Certi luoghi non mi lasciano scampo. Ieri sono tornata di nuovo a San Leo, in prossimità della data della scomparsa del Conte di Cagliostro, il 26 agosto. Per chi non conoscesse la storia di Giuseppe Balsamo, meglio noto come Cagliostro, consiglio di leggerla. È una storia affascinante, avvolta dal mistero e intrisa di magia. Forse fu pure un farabutto, un truffatore e un millantatore, ma da avventuriero, esoterista e alchimista, il suo carisma ha attraversato il tempo e lo spazio e oggi a San Leo visitatori di tutta Europa lo vengono a cercare, vogliono vedere i resti di quelle prigioni di spesse mura che furono custodi dei suoi ultimi istanti in questa vita. Pensate che la cella detta del Pozzetto dove fu rinchiuso in ultimo, non aveva aperture, non una finestra, nemmeno con triplice grata di ferro, come la previa da lui occupata, sempre nella fortezza di San Leo. Il Pozzetto aveva solo una botola, si può definire così, attraverso cui Cagliostro passò due sole volte: la prima in fu calato dentro e la seconda in cui fu ritirato fuori cadavere, alcuni anni dopo. Pare morì di ictus. Dalla botola venivano calati i pasti e si facevano le ispezioni periodiche al prigioniero, senza essere visti. Le guardie infatti avevano paura di guardare Cagliostro negli occhi; temevano di venire ipnotizzate e obbligate a liberarlo. Sul suo letto, una tavola di legno, ieri c’erano mazzi di fiori portati da turisti e un’immaginetta sacra di San Pio. Questo mi ha meravigliata, vedere come le persone, affascinate dalla storia leggendaria del Conte di Cagliostro, si rechino al castello per omaggiarlo. Come me, del resto, a ben pensarci, che ogni volta che vado a San Leo sono preda di meraviglia per questa storia così ben custodita in queste terra di Romagna che amo, costellata di luoghi magici che non mi lasciano scampo.

san leo - ph. silvia castellani

L'alchimia, alcuni attrezzi del mestiere

Lettera da naufrago a naufraga(r)…

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settembre 3rd, 2010 Posted 20:02

Un marinaio pensa, su uno scoglio in riva al mare, ad un antico amor perduto…

"Lo scoglio" - foto di Silvia Castellani

Chissà dove sei, cosa fai, se mi pensi mai. Ora io qui ti penso, sì, e ripercorro quei giorni lontani e così inutili, dove ancora per noi tutto era possibile. Ora le cose sono cambiate, si sono evolute, si sono staccate da un guscio scintillante in cui noi soli abbiamo finito per credere. E in due non si può vincere un oceano di ostilità. Adesso io cerco sempre, come allora, cosa non so. Sempre in mare la mia anima di tempesta anche quando le acque appaiono calme. Sono lo stesso. Forse anche tu. Dovrei cambiare. Potrei? Non sarà il viaggiare o l’associarmi con gente straniera a darmi la pace. Non sarà nemmeno la fede, temo, perché sono troppo carnale e sofferente per farmi una ragione del bene. Esiste sulla terra questo bene? Esiste per certo, dentro di me, ma portarlo fuori, fare sì che l’Altro possa riconoscerlo, lo trovo ormai impossibile. I porti dove approdare sono tanti, ma ho perso la convinzione di potercela fare. Una volta era diverso. Una volta il segno avverso non aveva orecchie per me. Ora arranco, rido a stento e mi chiedo se la mia vita ha un senso. Ora non c’entra l’aver sofferto, la scoperta dell’abbandono, il perdono dato da un trono. Ora credo di essere solo, nonostante il mondo mi sorrida tutto. Ora penso al lutto che non ho mai accettato, quello di un addio che non doveva essere dato. Oggi è ingrato con questo mio fato che da un lato spinge ribelle per uscire a rivedere le stelle, dall’altro stantio non si riesce a prendere.

E così mi consolo, guardo il mare aperto, tu pure guardalo, come brilla, luccica di argento su questo scoglio dove sono naufragato. Non tentarmi più con il tuo ricordo, che pure mi riempie il cuore e non venire a visitarmi in sogno. Le illusioni nell’afferrare il tempo perduto non potranno riportarci in salvo e rimettere insieme i nostri pezzi illesi. Cerca, piuttosto, di essere felice.

Il codice dell’anima

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ottobre 16th, 2008 Posted 23:43

Immagine 2

In questi giorni ho da fare con la mia ghianda ma per spiegare di cosa si tratta senza cadere nella banalità o, ancor peggio, nell’errore, rimanderò il discorso a un momento migliore, un momento in cui avrò, non dico capito, ma quantomeno afferrato il senso di quanto scritto da Hillman. Oggi mi sento solo uno scoiattolo tipo Scrat dell’Era Glaciale, per capirci. Ho questa ghianda per le mani che continuo a stringere per paura di perderla. E così quella mi cade non so dove e vado in paranoia. Poi comunque la ritrovo sta benedetta ghianda e allora la stringo più forte, ma ancora lei mi sfugge e sono da capo. Una vita per di qua e per di là, un continuo via vai dietro alla ghianda. E non posso farne a meno. Si vede che sono contenta così, ad affannarmi dietro al mio daimon. Sarà vero, per dirla con Eraclito, che il carattere di un uomo è il suo destino? Se è così, come io credo, sarà utile che mi dia una calmata prima che la mia ghianda mi cada in testa e mi sotterri. No, dico per dire. Perchè la mia ghianda è una roba grossa, una ghiandona di una quintalata… Non so la vostra.