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Silvia Castellani

Tra l'essere e il fare, c'è di mezzo il pensare

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Impressioni a caldo (ho 38 di febbre) sui concorrenti del Grande Fratello 11

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ottobre 19th, 2010 Posted 12:10

Una prima considerazione dal punto di vista astrologico: troppi acquari puri e troppi sagittari. Si attaccano. Ma io per caso mi intendo di segni zodiacali? Certo che no, ma chissenefrega. Io sento e in questo momento sento che manca una cuspide, ovvero un concorrente nato a cavallo, come la sottoscritta, cavallo pure per l’oroscopo cinese. E veniamo appunto all’oriente. Andrea Cocco potrebbe fare lo stilista, ha un nome perfetto in questo senso e un fascino sopra la media; a prescindere dal fatto che abbia viaggiato, penso sia uno che fa viaggiare la testa. Si vede lontano un miglio che è intelligente e non perché ha fatto il liceo classico che comunque, fidatevi, fa bene. Il gigolò mi ha lasciata interdetta. Evidentemente mi aspettavo un Richard Gere o giù di lì, una specie di tronista mancato, ma poi ho pensato improvvisandomi Fiorello quando imitava l’avvocato Messina nelle sue arringhe difensive: ma chi siamo noi per giudicare, per aspettarci un gigolò piuttosto che un altro? Cosa ne sappiamo noi di questo mondo e di come viene misurata la belta’ dei suoi protagonisti? Poi ci sono la barista, la cubista, la giornalista, il figlio del fu camorrista e, nella mischia, spero salti fuori l’ex seminarista. Insomma, una sfilza di isti da fare paura a cui si aggiunge il padre del nascituro che personalmente non ho ben compreso. Vuole entrare, poi però quando gli dicono che starà un po’ serrado in albergo con la sua Annapaola, dice che va bene così, un po’ come a dire: “ma sì, ma dai, anche se non mi fate entrare va bene lo stesso”. Ma allora, caro il mio violin(ista), te la suoni da solo la messa? Nel senso: sii più convinto, Santo Cielo, altrimenti non convinci nemmeno noi. Gira e rigira torno sempre sul luogo del delitto: dov’è l’ex seminarista? Voglio saperlo. Leggendo le schede di presentazione dei concorrenti sul sito del Grande Fratello, noto che odiano tutti l’ipocrisia, la falsità e l’indifferenza. Ci mancherebbe. Però adesso aspettiamo un paio di settimane, va bene? E poi vediamo chi la spara più grossa. E mi vengono in mente dei lunghi coltelli e allora “forza Cocco, cucinali per le feste!” In senso figurato, s’intende. E come avrete capito, io sono una che prende sempre parte, che parteggio. Io odio gli indifferenti, come Puffo Brontolone e Gramsci. Poi c’è la salentina, che mi ricorda la Romina Power dei primi anni ‘80. La sua macro-ossessione è la taranta. Chiunque incontra, se vuole diventare suo amico, deve fare un balletto pizzicato, altrimenti non ha speranza. Veniamo a David. Appena l’ho visto ho pensato fosse sui trampoli e facesse il giocoliere. Bretelle-dipendente non passa inosservato. Allegro e positivo (?), non ha mancato di sottolineare a più riprese come il formaggio facesse schifo e, ancora, che non è mica un gatto, lui, che può stare al buio. Io ce l’ho in mente un tipo di gatto che potrebbe descriverlo al meglio, ma è più saggio aspettare, magari si trasforma nella tartaruga Oogway di Kung Fu Panda e mi illumina con motti del tipo: “ti preoccupi troppo di ciò che era e di ciò che sarà. Ieri è storia, domani è un mistero, ma oggi è un dono. Per questo si chiama presente”. Altro da quello che leggo nella sua scheda: “impara dal passato, vivi il presente e sogna il futuro”. Sulla redattrice del giornale locale (quella col cappello da pittrice, che la devi chiamare LaCri per forza e invece a me piacerebbe chiamarla Giuda e baciarla) e sulla giornalista di gossip (quella della “mutanda giusta” e che a lei nessuno gliela fa sotto al naso) non commento più di tanto. In fondo, cosa servirebbe negare, sono due nemiche nel senso che se entrassi nella casa, le nominerei fisse per togliermele dalle palle perché la vera scrittrice, nonché pensatrice cre-attiva, è una, non nessuna, ma nemmeno centomila. Figuriamoci tre. E adesso mi impongo di fermare le mani, altrimenti se continuo a muoverle sulla tastiera, faccio una strage delle due innocenti. Spendo due parole, esattamente due, sull’emiliano-romagnolo: anche no.

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