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Silvia Castellani

Tra l'essere e il fare, c'è di mezzo il pensare

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Una sera d’inverno alle prese con i Calzini

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gennaio 8th, 2010 Posted 13:03

foto in biaco e nero del libro di Alessandra Racca

La Signora dei Calzini sarà con me comprensiva se questa mia parola di scrivere a suo riguardo ha subito un rilevante ritardo. Non ci sono scusanti e le attenuanti sono corse a nascondersi, quando le ho mandate a chiamare per chiedere loro di farmi perdonare di una promessa che qui cessa di esser debito. Ora dubito del fatto che la Signora mi abbia giocato uno scherzetto, perché pensando ai suoi, di calzini, dei miei alcuni ne ho smarriti. Cose che capitano tra cassetti dismessi e versi messi a stendere fuori stagione. A metà novembre, una sera come tante, non avevo affatto voglia di uscir dalla mia tana per andarmene a sentire chissà quale fesseria per le strade di Bologna ma poi mi ritrovai… in un centro sociale che forse era tale, forse no. Un banchetto di libri proponeva insieme a testi di Alda Merini, una certa Signora dei Calzini che la mia curiosità si spinse ad indagare. C’era chi prometteva uno spettacolo a breve da quelle parti e lo spettacolo, di grazia, l’ebbi, soprattutto dopo aver avvicinato di mio la singolare Signora che, a un passo dal palco, dopo intenso parlare, mi disse emblematica: mi è scomparso il mal di testa. Fu così che una poesia di riscaldamento, insieme al vino, mi entrarono dentro insieme al wow di incitamento, con quella sapiente parodia di certi ruoli che nelle date situazioni ognuno fa per assumere. Gli oggetti si appendevano e « metri altrui », si discutevano in fase di presentazione perché « la poesia è fatta di parole, mica di naso ». Ma dipende, dice la Signora, il poeta deve essere ben capace di mentire, di essere pinocchio autentico. E io sì che son d’accordo con questa nobile teoria, pur non essendo mai d’accordo con la poesia (sto mentendo, è chiaro). Sono attenta, attentissima, ma poi succede che mi distraggo e allora il Super Io interviene « guarda che se ne accorge », dice, «  non mi importa », dico io, « guarda che pure la Signora qui presente si barcamena qua e là ». Già, anche lei picchia se stessa in barca con un remo. E lo confessa pure. Così diventa logico che una spugna assorba tutto il vino che c’è da quelle parti, sul palco e sotto. Cose che ti devi per forza togliere le scarpe col tacco, se non vuoi sentirti costretta a stare al gioco di tutti. Sono ospite in prima fila della Signora, e posso capire questa sporca questione legata alla dignità femminile. Ecco, nobile Signora, ora sì che piedi per terra possiamo parlare come si conviene. Lasciamo da parte l’oroscopo e i quel che accadrà, cosa accadrà, tanto nessuno lo sa. Iniziamo a parlare da « Una storia così », quella che mi hai raccontato tu a partire dalla tua scrivania che quando l’hai comperata stava su un prato. La mia, ora ti dico, la mia stava in un un vuoto. Quello della memoria che me l’ha riportata sana e salva, affinché potessi ricordarla. Vorrei poi sapere, mia santa Signora, di quanta parte di estraneità saranno composti i miei bambini. Lo so, questa domanda per prima tu te la sei fatta, ma è importante rifarsela e rifarla, se in una soluzione si vuole sperare, una soluzione pratica che non ha niente a che vedere con la « filosofia da fiori in vaso » perché anche se la condivido, non avertene a male e lascia che te lo dica, il senso non esiste per noi « gente con la tazza ». E ora, togliamoci i calzini e lasciamoli andare per il mondo, piccoli riti di passaggio a scorrere dentro un fiume in piena. Anzi, “Amare aperto”.

Ciao Alessandra, questo qua sopra, dopo aver visto il tuo straordinario spettacolo, è il mio omaggio per te.

Chi è Alessandra Racca: è poetessa di grande immaginazione che porta in giro una spettacolare performance “Eroticismi” fatta di parole, luci, suoni, ma pure sottovesti e calze a cui, per un fortunato caso, ho assistito. Ha scritto un bellissimo libro di poesie che ho letto e vi invito ad acquistare e che si intitola “Nostra signora dei calzini”. Edito da SEEd.