Posts Tagged ‘tecniche’
Prove tecniche di menefreghismo
ottobre 7th, 2017 Posted 18:06
La cosa più difficile forse è relazionarsi con le (altre) persone e più ci si pensa, a quanto fatto o detto in quella circostanza o in quell’altra, più c’è il rischio che si trovino punti di criticità. A me succede questo, e mi succede spesso. Il nodo della questione sta tutto qua, che io non me ne frego. Cioè proprio che non riesco a fregarmene e nemmeno voglio, fregarmene, e allora ci ripenso, se mi sono sbagliata chiedo scusa, se posso rimediare, rimedio. E, soprattutto, nella mia visione cristiana, sono per il perdono. Tutti sbagliamo, è innegabile, siamo umani, altamente fallibili, completamente imperfetti. In questo anche, c’è da dire, risiede la nostra bellezza. Quindi la mia vera grande difficoltà interpersonale si manifesta in tutta la sua potenza quando mi trovo davanti chi – lo dica o no poco importa, è l’atteggiamento che parla – non perdona mai, non chiede mai scusa, non ammette l’errore, chi mai e poi mai, ecco. Come si fa a sentirsi sempre nel giusto, sempre nel posto più in alto, sempre sopra a tutto e tutti?
(prove tecniche di menefreghismo)
(che senz’altro falliranno)
(ricordarsi di farsi meno domande)
(Cattolica, 7/10/2017)
Tags: domande, fallimenti, tecniche
Posted in Senza categoria
Ritrova-menti bolognesi
luglio 7th, 2016 Posted 08:35
(ritrova-menti bolognesi)
07/07/2010, Bologna.
E’ in giorni come questo che sento il peso di vivere, quando guardo fuori dalla finestra e ci vedo il ventilatore che se ne sta sul terrazzino a smuovere l’aria. Per farla entrare dentro. E’ una tecnica intelligente, a lungo studiata. O è una puttanata colossale. Devo ancora deciderlo. E’ in giorni come questo, che sono stata a lavorare fuori città per più di dieci ore e sono mesi che lo faccio, che mi chiedo ma che vita è questa che poi alle nove di sera sono morta e dico morta? Poi penso che l’indomani alle sette ricomincerà un altro giorno, uguale a questo, inutile alla mia anima come questo. E’ in giorni così che sali sul treno e non hai voglia di una sola parola, nemmeno di conforto, che di conforto non è, perché chi parla contro la tua volontà e la tua postura chiusa a prova di studente di psicologia del primo anno, ha bisogno lui, quello che parla, di essere confortato. Oppure è semplicemente fuori di testa e non è il caldo, che dà alle teste, non alla mia perlomeno, nonostante il ventilatore, fuori, per fare entrare l’aria dentro. Una puttanata colossale. E’ in questo giorno, di fronte al consolando che mi ha raccontato la sua vita in quindici minuti che vorrei dirgli mi dispiace, sai, ma non me ne frega niente se sei single e non hai finito il liceo. Quanto prendi di stipendio? Chiede. Ma perché dovrei dirlo a te, in un giorno come questo dove non trovo il senso e mi sforzo di sorridere perché mi pare a conti fatti più elegante di un vaffanculo. Ma non sono elegante io quindi nemmeno capisco perché mi vorresti regalare una borsa elegante. Ma come ti sarà venuto in mente di dire una roba del genere a una sconosciuta su un treno con la faccia scocciata? Se proprio vuoi farmi un regalo, ma dico io, regalami un ombrello. Ha molti usi e quello che preferisco è il più semplice, camminarci sotto, sotto la pioggia. E’ in giorni come questo che Silvia fai presto che sono le otto passate e devo fare la doccia perché puzzo di viaggio andato a male, e intanto mi chiedo come Muccino “che ne sarà di noi?” Buttati amore mio. E poi quella telefonata che non è andata e del resto non avevo grandi energie per farla andare, dico andare bene, e quel gruppo di tossici sull’autobus, uno aveva scritto fuck sul braccio. Sì, fottiti pure, ragazzo che butti via la tua vita e dillo anche a quell’altro e a quell’altro ancora. Dillo anche a me che me lo merito se sono triste nonostante un lavoro in tempi bui, nonostante un amore, anzi due, ugualmente grandi. Forse uno un po’ di più. Nonostante la vita sia dura, perché è questo che ci fanno credere, a noi giovani, così non rompiamo le palle e ce ne convinciamo per sempre. Tuttavia, credo, è in giorni come questo che riesco a non collassare nonostante sia fragile. Fuori. Forse anche dentro. Ora qui è ventilato. Per merito di una tecnica intelligente, a lungo studiata. Basta che non cadano le candele. Potrei morirne.
S.C
Foto: Biancaneve e la valigia di cartone (animato). Bologna, 2010
Tags: biancaneve, borsa, favola, incontri, ritrova-menti, tecniche, treni, vento
Posted in Senza categoria