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Silvia Castellani

Tra l'essere e il fare, c'è di mezzo il pensare

Posts Tagged ‘liberare la parola’

I SALOTTI CRE-ATTIVI – PUNTATA 6

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ottobre 21st, 2011 Posted 11:15

http://youtu.be/1zohYncGRuU (Puntata 6 su Youtube)

Ho sognato che le persone avevano smesso di sognare poi ho sognato che quelle stesse persone senza i loro sogni si erano sgretolate. Ma anche da polvere continuavano a chiedersi fra di loro come era stato possibile che avessero perso la capacità di sognare.
Ho sognato che non c’era più ombra di cemento, che i bambini correvano scalzi sui prati senza paura di essere trafitti dalle siringhe. Che gli alberi erano alti e che c’erano adulti che si arrampicavano fino al cielo senza vergogna. Ho sognato che uno di questi uomini diceva agli altri che quella era la sua scalata al successo. Poi si è gettato dall’albero. E’ morto con il sorriso.
Ho sognato un circo dove gli animali facevano saltare nel cerchio infuocato gli uomini che invece di ribellarsi erano felici di gettarsi fra le fiamme. Ho provato a fermarli ma non mi hanno dato ascolto. Sono morti tutti e io sono rimasta sola.
Ho sognato che erano finite le scorte di amore e allora si ammazzavano i bambini perché, sentivo dire, sono esseri pieni d’amore. Mi sono messa a piangere. Era come se ammazzassero me.
Ho sognato un cavallo bianco e un antico cavaliere che voleva portarmi con sé. Aveva sbagliato epoca. E anche donna.
Ho sognato un pacco di fazzoletti da naso che io usavo per pulirmi il culo. Quando sono finiti non ho più usato niente. Ho preferito che la mia merda fosse evidente.
Ho sognato un carro armato guidato da soldatini di carta. Puntavano il cannone contro le ballerine, finchè una ballerina ha urlato : « tutto questo è un incubo »
Ho sognato un giradischi che suonava a vuoto. Era un trentatrè giri che si ribellava al mondo perché voleva essere un trentun giri. Allora è arrivato il capo della musica. Si chiamava proprio così. Il capo della musica. Ha guardato il vinile e gli ha detto : non puoi scegliere cosa essere. Per te decido io. Io ero in quella stanza così ho chiesto al capo della musica : « e per te, chi cazzo decide ? » Poi ho preso il vinile e l’ho fatto girare a casa mia come voleva lui. Con trentun giri.
Ho sognato che ero in un ristorante vietnamita che mangiavo con dei serpenti sotto spirito vicino al tavolo. Siccome un mio commensale provava un immenso schifo, ho preso i serpenti e li ho gettati dalla finestra. Ci tenevo che un mio commensale si gustasse la sua cena senza alcun elemento di disturbo. Poi però i serpenti si sono incazzati e ci hanno sfidati. Io non ci ho più visto e li ho fatti a pezzi. A loro e al proprietario del ristorante.
Ho sognato l’interno della balena. C’era anche Pinocchio. Io ero il grillo. Solo che invece di parlare di Geppetto, ci siamo messi a giocare a strip poker. Noi e le sirene. L’unico corpo accettabile era il mio.
Ho sognato che non volevo sognare i politici perché con il mio sogno li avrei offesi. E poi avrei corso il rischio di sognare anche il Papa e l’idea non mi allettava.

Testo di Silvia Castellani

Sottofondo musicale di Giacomo Paci con il pezzo intitolato “Guizzi”

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I SALOTTI CRE-ATTIVI – PUNTATA 4

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ottobre 9th, 2011 Posted 11:37

http://youtu.be/9vM8wSQjSVc (Puntata 4 su Youtube)

“Esperimenti di luce, acqua e sole-omaggio ad Aquafan”

Guardare, sedere e allacciare nudi desideri con le scarpe lasciate in disparte, sull’altra sponda, a sorvegliare.

- E io volevo andare all’Aquafan perché la sera prima avevo conosciuto quello di nome Alberto che secondo me era fichissimo!

Che sempre c’è l’ombra amica a riparare quel che accade nel mare di sensazioni che ci portiamo impresse nel cuore. Così i piedi possono finalmente godere, insieme alle gambe e ai loro pensieri, quella luce speciale che non ha nulla di artificiale ma solo la luccicanza di un raggio di sole.

- Che era stato Alberto a dire ci sei domani all’Aquafan e io sì certo, ci sono. Poi mi ero guardata i piedi, le unghie dei piedi e avevo passato la notte a metterci lo smalto fuxia.

Con il vento che refrigera il fare, nessuno si salva, prima o poi dall’essere protagonista di un tempo unico che tutto amplifica grazie a quel sorriso, quello sguardo, quel cenno risucchiati dall’onda emozionale che tutti travolge e qualcuno timido scansa, senza mai temere. Che proprio non può resistere agli scherzi e ai giochi di un’acqua indisciplinata che non se la smette di chiamare chi vuole partecipare.

- E sono arrivata all’Aquafan che sembravo un barboncino sperduto, che ho mangiato un maxibon un po’ scocciata e il sole picchiava sulle mie unghie e io di colpo sembravo tonta e anche triste e anche: dove diavolo è Alberto?

Andare, camminare, ricreare. Braccia che vanno, che insistono, che accelerano, corrono, inseguono. La propria ombra che si allunga, ti raggiunge e precede il sogno di un attimo. Braccia che bramano, tese raccontano e portano in coppia una storia unica. Braccia che danzano, riempiono, rallentano, riprendono e circondano lo spazio che vedono. E si fermano. Poi si concentrano e si chiamano. Persone. Che si sdraiano, dormono e sognano, mentre si abbronzano, di tutto quel mondo intorno.

- Ho aspettato fino a sera e ho studiato le schiene, i capelli, i motorini, le voci e gli accenti romagnoli, ma non c’era mica Alberto e io dovevo tornare a casa che il maxi bon era finito da un pezzo!

Si gongolano al pensiero sicuro che l’oggi è unico e muovono, insieme partecipano, che poi quell’attimo scivola via di nuovo, ancora, in quell’acqua che affascina e innocua ci culla mentre riflette le pose, le cose, le facce, le mani, le gambe, i pensieri che risplendono in mezzo a giochi d’acqua e di sole.

- Che io a dirla tutta non so nemmeno nuotare…

Testo di Silvia Castellani

Commenti in grassetto di Maria Silvia Avanzato

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SBATTI GENERATION

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gennaio 20th, 2010 Posted 11:01

A giugno del 2008 terminai di scrivere il mio secondo libro. Lo proposi subito ad alcuni editori che lo rifiutarono. O meglio, rifiutarono una pubblicazione completamente gratuita. Allora il libro rimase un po’ lì a pensare, finché, nel corso del 2009, mi convinse a farsi ripresentare ad alcuni altri editori. Anche questi seguirono l’esempio dei primi. Dunque il libro, stanco di andare a zonzo a chiedere cosa si pensasse di lui, mi ha chiesto in questi giorni, come originariamente promesso se non si fosse trovato un editore disposto a credere in lui, di pubblicarlo su questo blog. E io lo accontento e mi accontento, anche perché sto scrivendo un altro libro e, a dirla tutta, due « figli » che chiedono dalla mattina alla sera questo o quello, non sono in grado di gestirli. Perciò sono qui, ora, in data 20 gennaio 2010, a presentarvi questa mia opera che è un’operetta, un libro ironico ambientato in questi tempi duri per noi giovani. Si chiama SBATTI GENERATION e racconta di un tipo di nome Marcello che vuole fare il pensatore cre-attivo, ma nessuno, come c’è da aspettarsi, lo prende in considerazione. Poi c’è la Luana, una tipa piuttosto intrippata con le questioni d’amore. Ci prova, insomma, ma pure lei mica ha un gran successo con gli uomini… E infine, c’è un certo Silvio Emmanuele che è un bambino di otto anni, depositario di una grande verità, quella dello SBATTI. Poi, chi c’è ancora? Bé, ci sono i magnifici del circo rivierasco dove è ambientata praticamente tutta la storia, c’è un cane di nome Pertini, un nano, un muratore quasi muto, un domatore di leoni, un letto cinese e un militare depresso. C’è una piantina che non viene mai annaffiata e dunque ha assunto un’aria da salice piangente, c’è Hillman, Scrat e la ghianda. Ma soprattutto c’è il codice della mia anima, che ha voglia di esprimersi e dà voce ad una fervida immaginazione da cui originano costantemente storie e personaggi. A questo punto vi invito a leggerlo questo libro e magari, se vi è piaciuto, a consigliarlo ai vostri amici per almeno quattro buoni motivi :

è gratis

è corto

è divertente

è attuale

Veniamo al dunque: avevo pensato di inserire quei servizi di donazione libera. Tradotto: se vi va di donarmi un euro tanto per gratificarmi visto che scrivere è la mia passione che significa pure sofferenza, lo accetto volentieri. Poi, però, ho ritenuto preferibile affidarmi al buon vecchio caro baratto, io do una pecora a te e tu dai un lupo a me. Forse un lupo no, diciamo quattro capponi, dai. Allora la nostra modalità sarà questa: io do le mie parole a voi, voi quando ci vediamo mi pagate da bere (si va dal caffè all’aperitivo, ovviamente, perciò attenti all’orario in cui mi invitate perché i costi delle mie ordinazioni variano, in genere aumentano sul far della sera). Altrimenti, per i più romantici, scambiamoci le emozioni: donate una moneta a un artista di strada, quando lo incontrate sul vostro cammino, perché anche io sono tale perciò, donando quella moneta all’artista incontrato sulla vostra strada, è come se l’aveste donato a me.
Scegliete liberamente. Scegliete in coscienza. Io mi fido di voi.

Silvia C.

Sbatti generation

Premi qui per scaricare il libro