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Silvia Castellani

Tra l'essere e il fare, c'è di mezzo il pensare

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L’indole

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marzo 7th, 2011 Posted 20:41

Che si balla- foto di Silvia Castellani
Come adesso, seduta nel mio terrazzino di un metro quadro in cima a un grattacielo, guardo avanti, a metà tra stelle e orizzonte. L’ulivo che cresce fiero, ignaro della sua prigione, di fronte ai miei occhi infossati, mi crea un vuoto dentro. Di quei vuoti che niente hanno a che vedere con la fame di pane. E’ l’indole, la mia indole che reclama la sua attenzione  e mi chiede perché ho deciso di ignorarla. E io, dalla mia mente invio all’indole parole, che dicono non posso, non ora, non qui. Che ci dobbiamo accontentare di quello che abbiamo, di quello che altri ci danno o ci tolgono, senza poter essere noi stessi. Che se fossi felice di un lavoro pregiato come di un vino vecchio, avrei risolto la vita.
Comme maintenant, assis dans mon balcon mètre carré sur le dessus d’un gratte-ciel, avec impatience, à mi-chemin entre les étoiles et l’horizon. L’olivier qui pousse fiers, ignorant de sa prison, en face de mes yeux enfoncés, créant ainsi un vide en moi. Parmi les lacunes qui n’ont rien à voir avec la faim de pain. Et le caractère, mon caractère qui exige son attention et m’a demandé pourquoi j’ai décidé de l’ignorer. Et moi, dans mon esprit l’envoi des éléments de la nature, je ne peux pas dire que, pas maintenant, pas ici. Ce que nous avons à faire avec ce que nous avons, de ce que les autres nous donner ou nous retirons, sans pouvoir être nous-mêmes. Que faire si j’ai été heureux de travailler comme un bon vin vieux, j’ai résolu ma vie.

Racconti belli per bimbi pipistrelli

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marzo 27th, 2010 Posted 09:09

"Improvvisazione" - Foto di Tania S.

A dire la verità io è da un po’ che penso a cosa e come scrivere. Dove. E’ un po’ di giorni che sono lì lì e dico ‘adesso ho trovato questo pensiero buono o almeno mi pare. Sono a posto.’ Ma dopo non lo scrivo, rimando alla sera e alla sera mi viene da svenire perché ho problemi troppo materiali per lasciarmi andare a risolvere i pensieri. La cosa mi assilla. qualche minuto fa mi sono avvicinata ai miei scritti e ho detto: non so se sono più capace. Ho un libro di racconti a metà. e sono racconti belli, ne sono certa, io stesso quando li rileggo mi chiedo: ma li ho scritti io? Forse li ha scritti qualcun altro attraverso di me. Secondo me c’è un daimon maschile dentro di me. Questa notte  ho sognato un uomo nudo che scappava a prendere un treno e una ladra che aveva rubato delle applicazioni colorate per le unghie e la sua amica con in mano le unghie da applicare. Così la tipa del negozio, la store manager come la chiamano i signori delle agenzie interinali diceva al trio furbesco, o forse solo alla ladra: “tu per comprare delle scarpe come le mie, dovrai lavorare anni” e invece la ladra attraversava delle vite, faceva molti lavori e i soldi o le scarpe altrui non la interessavano affatto. Di fatto rimane che ho voglia di scrivere, soprattutto “trattati” così, una volta trattati gli argomenti dei trattati sono a posto, e i posteri sanno come la penso perchè non farò in tempo, data la breve vita, a dire a tutti come la penso su tutto. Allora, come per la paura, sugli argomenti importanti è meglio darsi alla trattAzione.

Pensieri da ricordare:

- mi sembro capitan uncino. Stabilire il perché.

- trovare un sistema per far sì che l’orologio biologico si spenga il sabato e la domenica.

- stare lontana dai coccodrilli, quelli veri. Non è una metafora.

- chiamare qualche amico. Serve proprio? Sì, serve.

- cambiare la tariffa al cellulare. Spendo troppo e non posso sempre chiedere all’interlocutore :”Mi puoi chiamare te che ho finito i soldi?” Se lo facessero a me, mi incazzerei e molto.

- leggere di più. leggere di più, cazzo. E due.

- volevo parlare di quella cosa della forma, che molti dicono che è il modo di dire le cose che è sbagliato e non la sostanza e te lo dicono come a dire che “devi dire diverso.” E invece la forma è la sostanza.  L’ha detto una volta anche Aldo Busi. Come ti permetti, del resto, di dirmi che non ho il modo giusto? Proprio ieri in treno sentivo una ventenne che parlava al telefono con quelle frasi preconfezionate tra cui appunto “quello che dici può anche essere giusto, ma sbagli la forma.” Sì, cretina che non sei altro, sbagli a comprare il reggiano. La prossima volta compra padano. Consuma comunque, consuma sempre e in ogni luogo. Meno male che mia sorella minore è un genio rispetto alla media dei ventenni nei cui discorsi, mio malgrado, mi imbatto. Fortunatamente mi somiglia.  Ora spero di non ritrovarmi all’inferno con il corpo conficcato nel ghiaccio.

- mi è arrivato un messaggio di telefonia. Voglio proprio cambiare gestore.

- trovare un sistema per far sì che il mio compagno di letto smetta di russare.

- andare alla montagnola e comprare completi intimi nuovi cinesi da due lire. Non è per le due lire, è che mi piace proprio il made in china. Il compagno di letto non è d’accordo, forse è per quello che russa.

- avere sempre coraggio. E’ importante. E’ importantissimo.

- lavare? pulire? lasciare stare e andare a divertirsi dopo una settimana di lavoro? ma soprattutto, votare? questa volta no. mi dispiace perché il voto è l’esercizio di un diritto-dovere e io sono una che è sempre andata a votare, ma stavolta mando tutti a cagare, perché mi sono stancata di essere presa in giro, a destra, a sinistra, in alto, in basso, fai la giravolta, falla un’altra volta, guarda in su, guarda in giù, dai un calcio a chi vuoi tu.

- la coperta estiva è davvero bella. come farò quando dovrò toglierla?

- tuttosommato è bello vivere. soprattutto quelle vite come la mia dove ogni annata è diversa dall’altra. questa è un’annata buona. tipo quelle robe del vino. sarebbe da ubriacarsi tutti i giorni…