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Silvia Castellani

Tra l'essere e il fare, c'è di mezzo il pensare

Posts Tagged ‘acqua’

Lettere a mio figlio

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luglio 21st, 2017 Posted 16:40

C’è un libro, uscito un paio di mesi fa, edito da Historica, che raccoglie una sessantina di lettere di genitori ai propri figli. Tra queste lettere, ce n’è anche una che ho scritto a mio figlio Michi.
Molte, in realtà, sono le lettere che ho scritto a mio figlio, anche solo con il pensiero, che tante volte ho corretto, cancellato, riscritto. Sempre tutto con la mente. Questa lettera è una di quelle che ha trovato il coraggio di essere messa nero su bianco.
È bellissimo -aggiungo questa nota finale – scrivere lettere ai figli, ritrovare quello spazio che ti permette di dire le cose piano, con un tempo più lento e sono felice di avere potuto partecipare a questo progetto di parole d’amore.
Grazie alla casa editrice #Historica che lo ha reso possibile.
Qui uno stralcio della lettera a mio figlio: “Mi piacerebbe che credessi in Dio, che fossi cristiano cattolico. In questo non sarò obiettiva, non si può essere obiettivi nel trasmettere una fede. È una cosa che accade, un dono che l’altro, in questo caso tu, riceve e può gradire o meno. Lo accetterai, poi vedrai cosa farne al momento debito e qualunque sarà la tua scelta, per me andrà bene. Anche se deciderai di disfartene, solo per il gusto di ribellarti a me, mettendo in discussione tutto, comprese le tue origini. La tua prima vacanza, ad ogni modo, se vacanza vogliamo chiamarla, l’abbiamo fatta a San Giovanni Rotondo. Siamo andati a trovare San Pio, come sai sono sua devota. Mi ricordo che a un certo punto, stavi in braccio a papà, ti sei messo a ridere, eri molto felice, e agitavi in aria la bottiglietta di plastica con l’acqua benedetta al grido di “Pade Pio, Pade Pio!” Qualcuno, guardandoti, si è messo a ridere a sua volta di cuore.”

da “Lettere a mio figlio”, AA.VV., Historica, 2017

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Semplicità

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luglio 14th, 2017 Posted 18:58

La semplicità, io credo, è sempre la miglior cosa. C’è chi si ostina ad aggiungere, alle idee, ad arricchire, e così ne esce una cosa confusa e infelice. Il segreto è l’essenziale, togliere fino a quando non rimane niente, tranne il senso ultimo e intimo. La semplicità è la chiave per aprire
le porte del cuore, e non solo quelle.

pensieri dopo la pioggia, nel caldo di sempre…
Luglio 2017

Pensieri sull'acqua..

Parigi festa mobile con luna tiro a segno

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giugno 19th, 2015 Posted 21:48

Fotografia scattata ed elaborata dalla sottoscritta dal titolo:

“PARIGI FESTA MOBILE CON LUNA TIRO A SEGNO.”

parigi festa mobile con luna tiro a segno

Dalle mie fotografie – Ganci di luce

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marzo 23rd, 2014 Posted 13:22

ganci di luce

Omaggio agli amici di Aquafan

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dicembre 18th, 2009 Posted 17:32

"Al sole" - foto di Silvia Castellani

Andare, camminare, ricreare. Gambe che vanno, che insistono, che accelerano, corrono, inseguono. La propria ombra che si allunga, ti raggiunge e precede il sogno di un attimo. Gambe che bramano, tese raccontano e portano in coppia una storia unica. Gambe che danzano, riempiono, rallentano, riprendono e circondano lo spazio che vedono. Si fermano. Di fronte ad un’isola vergine che dondola e magari scalpita, ma nell’acqua si affascina e innocua si culla. Il sole che illumina e riscalda i pensieri immobili. Poi l’acqua scivola via su di un gioco veloce e crea un turbine di emozione che se la intrappoli, se ne scappa lontana, attraverso un tunnel che termina su una spiaggia onirica. Dove donne si osservano, si specchiano, si cercano, si trovano. A loro agio è un superfluo descrivere, ché il senso è deciso dal languido e morbido essere in sintonia con uno spazio immaginifico. Andare, camminare, ricreare. Correre, accompagnare, riflettere. Come dire. Aspettare.

Guardare, sedere e allacciare nudi desideri con le scarpe lasciate in disparte, sull’altra sponda, a sorvegliare. Che sempre c’è l’ombra amica a riparare quel che accade nel mare di sensazioni che ci portiamo impresse nel cuore. Così i piedi possono finalmente godere, insieme alle gambe e ai loro pensieri, quella luce speciale che non ha nulla di artificiale ma solo la luccicanza di un raggio di sole. Con il vento che refrigera il fare, nessuno si salva, prima o poi dall’essere protagonista di un tempo unico che tutto amplifica grazie a  quel sorriso, quello sguardo, quel cenno risucchiati dall’onda emozionale che tutti travolge e qualcuno timido scansa, senza mai temere. Che proprio non può resistere agli scherzi e ai giochi di un’acqua indisciplinata che non se la smette di chiamare chi vuole partecipare.
Andare, camminare, ricreare. Braccia che vanno, che insistono, che accelerano, corrono, inseguono. La propria ombra che si allunga, ti raggiunge e precede il sogno di un attimo. Braccia che bramano, tese raccontano e portano in coppia una storia unica. Braccia che danzano, riempiono, rallentano, riprendono e circondano lo spazio che vedono. E si fermano. Poi si concentrano e si chiamano. Persone. Che si sdraiano, dormono e sognano, mentre si abbronzano, di tutto quel mondo intorno.
Si gongolano al pensiero sicuro che l’oggi è unico e muovono, insieme partecipano, che poi quell’attimo scivola via di nuovo, ancora, in quell’acqua che affascina e innocua ci culla mentre riflette le pose, le cose, le facce, le mani, le gambe, i pensieri che risplendono in mezzo a giochi d’acqua e di sole.

Pensieri sull’acqua

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agosto 26th, 2008 Posted 15:21

Non ricordavo di aver scritto delle cose in Puglia. Credo che l’emozione per la notte della Taranta mi abbia fatto dimenticare delle cose. Ora queste cose sono tornate a galla. Sistemando la valigia, ho trovato parole.
Scritti sul Gargano.

San Giovanni Rotondo e una consapevolezza : il male esiste solo per chi ne ha paura. Non sono sicura che questo valga per tutti. Per me vale. E’ ormai un sapere acquisito.

Del Gargano mi porterò via nella scatola dei ricordi : il troppo cibo tipico, l’ospitalità degli amici di Cagnano, il Castello di Peschici che non sono riuscita a visitare sebbene ci abbia ripetutamente provato. Le Tremiti che ho visto solo in fotografia. Ma era una fotografia tanto perfetta da scegliere di rinunciare a visitarle dal vivo.

Del Gargano, nella mia scatola dei ricordi, metterò anche : le « ville » di Cagnano e la grotta di San Michele Arcangelo. E poi, il lago Varano.
Sono scesa in acqua sul « sandalo » guidato da un ex pescatore, il padre di una cara amica. E’ un uomo di poche parole, ma se lo incontri non te lo puoi dimenticare. Non più giovane, fa poche cose, in maniera sentita e precisa. Una su tutte : pane e pomodoro, uno di quei cibi antichi che forse si mangiavano in tempo di guerra. Lui taglia la pagnotta del pane pugliese e poi ci spiaccica sopra i pomodori freschi della sua terra, quelli che coltiva nell’orto. Poco importa se la maglietta si imbratta. Il pane e pomodoro si fa così : con amore e vigore.

Il capitone

Il capitone mi fa senso. Anzi, mi fa schifo. Ma l’ho mangiato con riconoscenza, non foss’altro perchè è stato cucinato da chi mi ha aperto la porta di casa sua senza conoscermi. 40 gradi all’ombra e barbecue all’aria aperta. In strada. 40 gradi sulla strada. Per un capitone da servire all’ospite. Io. Così me lo sono mangiato, piena di buone intenzioni. Non ho cambiato idea : mi fa schifo. Ma ora è uno schifo riconoscente.

I pannoni

La mamma della mia amica è piuttosto robusta, ma altrettanto agile. Appena arrivata a Cagnano, mi ha organizzato una gita ai « pannoni » a ridosso del lago Varano. Una fatica della Madonna. Una fatica santa. Soprattutto dopo aver mangiato, appena scesa dal treno alle cinque del pomeriggio, mezzo chilo di orecchiette pugliesi e un altro mezzo chilo di melanzane ripiene all’uovo. Ho rischiato di morire sulle sponde del lago Varano, fra una grotta e l’altra dei pescatori. Sarei morta « sazia ». In tutti i sensi.

Mia sorella

Una resistenza stoica. In questo viaggio con me, ha cambiato all’istante, senza un solo accenno al lamento, le abitudini, i ritmi e forse anche i pensieri. Da anticapitalista, femminista ed ecologista, si è trasformata, dalla prima pedata in territorio pugliese, in « basista ». Punto. Ha fatto base al mio fianco, sempre e comunque.

Le case bucate

Cagnano ha un estensione per quasi 25mila abitanti. Ce ne sono 5mila a malapena. Forse meno. Pochi giovani. Eppure la tenacia dei vecchi non conosce ragioni : costruiscono case per nipoti e pronipoti. Tu arrivi a Cagnano e vedi ovunque case in costruzione. Case bucate, come le chiamo io. Perchè attraverso i buchi delle finestre vedi il vuoto dentro. Mi hanno spiegato che ci mettono gli anni a costruire quelle case. E non gliene frega niente del fatto che nipoti e pronipoti se ne sono andati via, in posti lontani, chi per studiare, chi per lavorare. E difficilmente ritorneranno.

Mia sorella 2

Oggi è il 20 agosto e mia sorella fa base accanto a me. Dorme. Qui in Puglia ha anche smesso di russare. Comincio a credere che in questa regione del « grande sud » accadono i miracoli.

« Volti » tratto da « Opera sull’acqua e altre poesie » di Erri De Luca.

Chi ha steso le braccia al largo
battendo le pinne dei piedi
gli occhi assorti nel buio del respiro,
chi si è immerso nel fondo di pupilla
di una cernia intanata
dimenticando l’aria, chi ha legato
all’albero una tela e ha combinato
la rotta e la deriva, chi ha remato
in piedi a legni lunghi : questi sanno
che le acque hanno volti.

E sopra i volti affiorano

burrasche, bonacce, correnti

e il salto dei pesci che sognano il volo.