RSS

Silvia Castellani

Tra l'essere e il fare, c'è di mezzo il pensare

Posts Tagged ‘colori’

A luci spente. Follia dei colori

No Comments »

settembre 7th, 2016 Posted 16:20

Chiameremo questo ricordo “Illumina-menti/Raccontami una favola”

Sono ad un incrocio, devo attraversare la strada, il semaforo è rosso.
Mi avvicino a un banchetto di vecchi libri, accanto all’incrocio, in attesa di attraversare. Se il semaforo è rosso, penso, meglio aspettare vicino a quei vecchi libri piuttosto che ai margini della strada.

L’uomo del banchetto mi guarda guardare, poi mi incoraggia a guardare meglio i suoi libri.
Io rispondo piena di timidezza, come a volermi scusare di essermi avvicinata senza volere potere comprare, che devo attraversare, ma il semaforo è rosso, per questo mi sono avvicinata.

Lui non dice niente. Sono attratta da un libro che nel titolo porta la parola immagine. Non lo tocco, non lo prendo nelle mani, è freddo fuori, per le strade, e mi fermo poco. Il tempo di un semaforo rosso.

L’uomo non dice niente, guarda me che guardo “IMMAGINE”.

Poi guarda il semaforo, ora io guardo l’uomo, e scatta il verde.
Non mi muovo perché la mia testa ha iniziato a pensare a un’ immagine…
I piedi rimangono fermi. Mi dico che ci sarà un altro verde. Allora attraverserò.

Le piace Kafka?
Dico sì.
Allora prenda questo libro, glielo regalo, è un po’ rovinato…
Allungo la mano e prendo “Lettere a Milena”. È della stessa stessa collana di un altro vecchio libro che comprai a un mercatino quella volta in gita a Roma, “La linea d’ombra” di Conrad.
Dico quattro parole: grazie e Buon Natale.
Lo sto guardando negli occhi, adesso.
L’uomo non dice niente, sorride e annuisce.
È ancora verde.

(Bologna, dicembre, un po’ di anni fa.)

A luci spente. Follia dei colori

IL VIDEO del post QUELLO CHE VEDEVO

1 Comment »

gennaio 2nd, 2010 Posted 17:00

Inauguro il 2010 con una nuova trovata: il video del post intitolato:

“QUELLO CHE VEDEVO”

Quello che vedevo erano le mie orme sulla sabbia, un triste andare incerto. Le orme erano più grandi dei miei piedi o almeno così io vedevo. Poi ho avvertito le onde del mare e mi sono distratta. Mi sono girata verso la spuma e ho voluto bagnare i miei piedi. Le orme no, non potevano essere toccate, erano più in alto. Non le raggiungeva la spuma. La spuma non le raggiungerà mai le mie orme, ho pensato. Mi chiedevo se davvero quelle fossero le mie orme. Non sembrava, ma di lì ero passata solo io. Quello che vedevo. Non vedevo nessuno a piedi davanti a me finchè ho visto una barca di legno giallo e blu e un vecchio anche, con il cappello in testa, seduto sulla barca. Non era proprio un vecchio, era un uomo di mezza età. Sembrava cattivo allora ho fatto finta di niente ma lui mi ha chiamata ed era l’imbrunire. Non ci vado, ho pensato a testa bassa. Non mi fido. Vieni qua, ha detto lui con gli occhi che io ho solo immaginato. Era il mio pensiero. L’uomo mi ha ordinato di sedermi davanti a lui, ai piedi della barca e ha detto “Io sono il tuo pensiero”. Io l’ho abbracciato anche se non lo conoscevo e poi abbiamo deciso di camminare insieme, ma non uno di fianco all’altra. Abbiamo deciso che lui avrebbe camminato davanti a me per aprirmi la strada e proteggermi e io l’avrei seguito ad occhi chiusi. Quello che vedevo. Poi dopo, quando ho chiuso gli occhi e non ho più visto, ho deciso che mi sarei fidata per sempre delle orme del mio Pensiero.